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lunedì 30 settembre 2013

Ossessioni surreali 2.0

Dopo aver visto, senza perdermi una puntata, due intere stagioni di "Io e la mia ossessione", portando mia madre a ossessionarsi per le ossessioni (tranquilli, ho già preso contatti con uno psicologo), mi sento di doverlo ammettere. Mi sono sbagliata.
A una prima occhiata, questo programma mi sembrava totalmente assurdo. Così assurdo da essere inventato. Adesso mi sono ricreduta. E' troppo assurdo anche per essere stato inventato. La realtà supera sempre la fantasia. Soprattutto, ho visto espressioni di sconvolgimento nei parenti degli ossessionati che neanche l'attore più bravo del mondo sarebbe in grado di fare a comando. Se quelli sono attori, dovete consegnare un Oscar a ognuno di loro.
Posso dire di aver visto davvero di tutto. Un uomo che intratteneva una relazione sentimentale e sessuale con la sua macchina. Un ragazzo innamorato di un drago gonfiabile. Una tizia che sniffava borotalco a cucchiaiate. Ho visto persone mangiare scotch, terra, argilla. Ne ho viste altre bere sangue, benzina, smalto per unghie. Io credo che nessuno possa inventarsi delle cose del genere. Quella è la dura e cruda realtà. L'ennesima esibizione delle tragedie altrui.
In tutto questo, la mia stima va ai medici che si vedono arrivare davanti questi soggetti. Tanto per cominciare riescono a mantenere un'espressione seria e impassibile di fronte a certe dichiarazioni. Secondo me li avvertono prima. Giusto per evitare che scoppino a ridere in faccia al pazzo di turno. Poi ammiro la loro freddezza quando, per dimostrare che fare quella cosa fa male, prescrivono degli esami e gli esiti sono negativi. Come fai a convincere uno che mangiare argilla fa male se il suo intestino è più sano e regolare di quello di un vegetariano? A me darebbe sui nervi. Questi soggetti hanno bisogno di vedere la morte in faccia per capire che sbagliano. E alla fine tanti rimangono comunque ossessionati e convinti di essere nel giusto.
Stabilito che tutto ciò è reale, io credo che bisognerebbe fare qualcosa di più per aiutare queste persone. Qualcosa di più concreto che sbatterle in TV per i loro 15 minuti di gloria. O di messa in ridicolo. Dipende dai punti di vista.

venerdì 27 settembre 2013

Indignati al dente

Sinceramente, non so se è peggio che certi personaggi si lancino in dichiarazioni scomode o che i soliti sepolcri imbiancati si sprechino in manifestazioni di indignazione. Ok, il signor Barilla non metterà mai una famiglia gay in una pubblicità. E allora? E' una scelta. Una strategia pubblicitaria. Non ha detto che licenzierà tutti i gay che lavorano per lui. Non ha dato fuoco a una casa in cui viveva una coppia gay. Lui non è d'accordo con i matrimoni gay? Pazienza. E' un'opinione personale.
La cosa assurda, a mio parere, è che fino a ieri nessuno si era accorto di questa cosa. Nessuno aveva fatto caso al fatto che la tipica famiglia Barilla è la perfetta famiglia tradizionale praticamente estinta. O comunque non se ne erano accorti quelli che adesso gridano allo scandalo. Se il caro Barilla avesse continuato a rappresentare nelle sue pubblicità delle famiglie impeccabili e utopistiche, nessuno avrebbe detto nulla. Il suo errore è stato parlare. Dopotutto, se il silenzio è d'oro un motivo ci sarà.
Cosa vogliamo fare? Lo crocefiggiamo? Non compriamo più la pasta Barilla? Così facciamo fallire la Barilla (anche se la vedo un'ardua impresa) e facciamo licenziare tutti i dipendenti, omo- ed eterosessuali? Ma per favore. Che poi io non credo che i gay si siano mai sentiti offesi nel vedere una famiglia "normale" in una pubblicità. Anzi, magari se rappresentassero una famiglia di omosessuali rischierebbero di fare qualche gaffe e offendere tutti quanti. Alla fine ognuno nelle pubblicità rappresenta un po' quello che gli pare. O meglio, quello che secondo lui rappresenta meglio il target dei suoi prodotti.
Diciamocelo, quanti non si sentono rappresentati dalle pubblicità? I gay, le mamme single, i papà single. I bambini che vivono con i nonni, le famiglie allargate, i separati in casa. Quelli che non fanno colazione sbattendo i cucchiaini sulle tazze, le donne che non raccontano dei loro pruriti intimi alle amiche, le ragazze che non si buttano con il paracadute "in quei giorni".
Forse sarebbe ora che in Italia ci iniziassimo a preoccupare della vita reale e dei suoi problemi ancora più reali, invece di stare a fare gli indignati per le pubblicità. Dopotutto, le pubblicità passano, i problemi restano. Anzi, si accumulano.

mercoledì 25 settembre 2013

Quando il gioco si fa duro

L'altra sera mi sono imbattuta nella puntata finale de "Il Boss delle torte - la sfida". Pur non amando i reality, perchè mi sembra di guardare le scimmie allo zoo, non mi dispiace vedere questi programmi in cui i concorrenti devono fare qualcosa: cucinare, cantare, decorare torte, confezionare abiti.
A un certo punto una delle concorrenti, nell'ottica del "sono qui per vincere", ha nascosto le teglie in modo che le altre rimanessero senza. Abbastanza scorretto, no? Beh, aspettate di sentire cosa ha fatto dopo. Poichè non c'era nessuno a sorvegliare i forni, ha avuto la bella idea di alzare di 20 gradi la temperatura dei due forni in cui una delle sue avversarie stava facendo cuocere i biscotti. E poi nell'intervista in privato se ne vantava. La sua avversaria alla fine ha perso la sfida ed è andata a casa. Ma la cosa veramente assurda è che, sempre nell'intervista in privato, ha dichiarato "Mi dispiace che sia stata eliminata, quando vedrà cosa ho fatto si arrabbierà, ma sono sicura che mi capirà e mi perdonerà, dopotutto siamo amiche!" Chissà se foste state nemiche cosa avresti fatto. Magari le avresti amputato una mano.
Io capisco che non si possa essere veramente amici di quelli che poi, alla fin fine, sono i tuoi avversari. Soprattutto se in palio ci sono 100.000 dollari e un posto di lavoro. Però nella vita bisognerebbe essere almeno corretti. Sono capace anche io a vincere le sfide così. Potrei sfidare Bolt sui 100 metri e poi sparargli in un piede alla partenza. O fare una gara di cucina con Cracco e sostituirgli il barattolo del sale con quello dello zucchero. Ma che senso ha?
Quello che mi rincuora è che alla fine quella tizia non ha vinto. Nonostante una pietosa scena di autocommiserazione che aveva quasi convinto tutti. Se non altro non è passato il messaggio che il fine giustifica i mezzi. Altrimenti nella prossima edizione i concorrenti potrebbero arrivare armati e sparare agli avversari. Svolgendosi in America non è neanche una previsione così lontana dalla realtà. Se non altro risparmierebbero sulle puntate. In una o due serate si risolverebbe tutto. Insomma, lo dicevano anche i Romani "mors tua, vita mea". E loro si che erano avanti. Anche se non avevano ancora inventato i reality.

martedì 24 settembre 2013

Vero pelo d'uomo

Diciamocelo, ultimamente gli uomini si depilano più di noi donne. Hanno iniziato con le sopracciglia. Poi le gambe. Poi il petto. Infine le parti intime. Insomma, andare a letto con certi uomini è un po' come strusciarsi addosso a Ken. Eppure a qualcuna piace.
Certo, non tutti approvano questa mania per la depilazione che affligge sempre di più il genere maschile. Ed è per criticare questa tendenza che uno stilista del Regno Unito ha creato una giacca in pelo d'uomo. No, non sto scherzando. Lo scopo è provocare gli uomini e incentivarli a recuperare il pelo perduto. La cosa buffa, a mio parere, è che il modello che la indossa nella pubblicità è depilato che più depilato non si può. Per la serie, nella vita un po' di coerenza non guasta mai. Io personalmente avrei scelto una specie di cavernicolo come modello. Giusto per rendere meglio l'idea della provocazione.
Ecco, partendo dal presupposto che a me fa un po' senso l'idea della pelliccia in generale, la pelliccia di pelo umano mi fa ancora più senso. L'unica nota positiva è che non sono state ammazzate delle povere bestiole innocenti per produrla. Ma continua a farmi un po' schifo, anche se un po' mi rincuora sapere che i peli arrivano solo dal petto e non da altre aree corporee. Dopotutto nessuno pagherebbe 3.000 euro per una giacca di peli di ascella. Comunque prevedo che il prezzo continui a salire vista la difficoltà a reperire la materia prima. Insomma, uomini, conservate i vostri peli perchè in futuro potreste farveli pagare una fortuna.
La domanda che mi pongo è: dove li hanno presi tutti sti peli? Hanno fatto una convenzione con tutte le estetiste della Gran Bretagna? Hanno organizzato dei casting per cercare gli uomini più pelosi del regno? In qualsiasi modo se li siano procurati, tutta questa faccenda presenta una contraddizione alla base: la giacca in pelo d'uomo è una critica alla depilazione, ma per ottenere quei peli qualcuno si è dovuto depilare. E' come fare sesso a pagamento per condannare la prostituzione. O ubriacarsi per combattere l'alcolismo. Non ha molto senso, vi pare?

lunedì 23 settembre 2013

Animali domestici..un po' particolari

Tutti, prima o poi, abbiamo voluto un animale domestico. Un cane, un gatto, un criceto. O magari un pesce rosso. O un canarino. Qualcuno magari sognava (o sogna tutt'ora) di possedere un serpente. Ma forse non avete mai preso in considerazione l'idea di adottare uno scarafaggio. Beh, qualcuno ci ha pensato.
Kyle Kandilian, un ragazzo come tanti, un bel giorno visita una mostra di insetti e si innamora di questi piccoli animaletti zampettanti. Arrivato a casa chiede alla sua mamma se può portare a casa uno scarafaggio da compagnia. La risposta, ovviamente, è stata un bel "No, scordatelo." Quale mamma avrebbe acconsentito a una richiesta del genere? Credo nessuna. Eppure, non si sa come, alla fine il nostro Kyle è riuscito a realizzare il suo sogno. E adesso, dopo 7 anni, di scarafaggi ne ha più di 200.000.
Si, avete capito bene. Pare che l'allevamento degli scarafaggi sia iniziato attorno agli anni '90. Inizialmente si allevavano solo le blatte del Madagascar, poi ci si è aperti anche alle altre razze. Insomma, il razzismo è una cosa seria. E così adesso, più che al singolo scarafaggio, si guarda alla colonia nel suo insieme.
E' ovvio che chi alleva questi "simpatici" animaletti senta il bisogno di giustificarsi. E così Kyle dice che alla fin fine è un po' come avere un giardino. Solo che invece delle piante e dei fiori ci sono le blatte. Ma certo, è proprio la stessa cosa. Prova a regalare un mazzo di insetti alla tua ragazza x San Valentino al posto delle rose, poi vediamo se è proprio la stessa cosa.
Noi ridiamo, ma per il nostro Kyle quelle bestiole sono una fonte di reddito. Infatti vende una parte dei suoi piccoli amici ad altri appassionati e a persone che possiedono dei rettili che si cibano di insetti e con il ricavato si mantiene agli studi. Dopotutto il prezzo di uno scarafaggio va da qualche centesimo a 200 euro. Insomma, va bene essere affezionati ai propri animali domestici, ma con i soldi non si scherza.
La mia solidarietà, comunque, va alla madre del ragazzo. Io non dormirei la notte sapendo che casa mia è infestata dagli insetti. E non mi interessa se quei cosi sono rinchiusi in una teca o sono innocui. Quasi quasi per Natale le mando qualche bombola di insetticida. Almeno la libero da questo incubo una volta per tutte.

venerdì 20 settembre 2013

Il medico veggente

A volte i giornali scoprono l'acqua calda. E ce la spacciano per una notizia sensazionale.
Il 13 giugno un tal "medico deluso" manda una email anonima alla redazione di Repubblica dicendo di conoscere, in anticipo di 2 mesi, chi sarà ammesso e chi no al concorso della scuola di specializzazione di cardiologia della Sapienza. A distanza di mesi, dopo aver fatto registrare la lettera e dopo aver verificato l'esattezza delle previsioni, Repubblica racconta tutto in un articolo. Scoppia la polemica, con tanto di intervista al tg del primario incriminato. Io mi sono rifiutata di sentire cosa dicesse. Stavo cenando e le cazzate all'ora di cena mi rovinano l'appetito.
Ma come ha fatto questo medico ad azzeccare le previsioni? Come faceva a sapere che avrebbero rimediato alle pecche dei curricula influenzando i voti della prova scritta? Un caso di chiaroveggenza? No, le solite raccomandazioni all'italiana. Dopotutto se questo fosse un veggente userebbe le sue doti per vincere al superenalotto e diventare miliardario, vi pare? Non avrebbe certo sprecato soldi e tempo x laurearsi in medicina.
Io, invece, prevedo giorni interminabili di polemiche. Professoroni ben pasciuti che giurano di non aver mai fatto cose simili, specializzandi che giurano di essere entrati per merito e non per l'ennesimo calcio nel deretano, aspiranti specializzandi che chiedono giustizia. Una giustizia che probabilmente non avranno, almeno finché l'Italia sarà popolata dagli italiani. Se ci conquistassero i tedeschi forse avrebbero qualche speranza.
Quello che mi lascia perplessa è il fatto che l'abbiano scoperto solo adesso. Dove siete stati fino a ieri? Su che pianeta avete vissuto? Bastava chiedere a un qualsiasi studente di medicina. Te lo dicono il primo giorno: per entrare in specialistica devi frequentare in reparto, abbassare la testa e dire "si" a tutto, far vedere che ci tieni, che ti interessi. E se non entri al primo concorso entri al secondo, o al terzo, in alcuni casi al quinto. Dipende dalle liste d'attesa. Ovviamente questo non esclude che tu debba studiare, avere la media alta, prendere dei bei voti negli esami inerenti la specialità che ti interessa, fare una buona prova durante il concorso. Nessuno si metterebbe mai in reparto un incapace.
È giusto questo metodo? No. Vogliamo cambiare le cose? Si. Ma non possono essere dei giovani medici a mettersi contro i baroni. Non si mordono le mani che ti danno da mangiare. Il problema è che, finché sforneremo 9.000 laureati all'anno garantendo solo 4.500 posti nelle scuole di specializzazione, i baroni dovranno scegliere chi tenere e chi cacciare. E sceglieranno sempre chi ha dimostrato loro fedeltà. Anche se per dimostrarla ha dovuto fargli da autista.

giovedì 19 settembre 2013

Bambine pericolose

Vi sognereste mai di definire intimidatorio un qualsiasi comportamento di una bambina di 3 anni? Gli inglesi sì. Per la precisione, la suddetta bambina è stata denunciata per comportamento aggressivo e intimidatorio. Ma andiamo con ordine.
Siamo in una città inglese e tre bambine, di 3, 4 e 7 anni, giocano nel giardino della più piccola delle tre. A un certo punto le nostre piccole protagoniste si mettono a prendere a calci gli alberi. Certo, non è il gioco più intelligente del mondo, però non c'è nulla di male, no? E invece qualcuno del vicinato chiama la polizia.
Risultato? Alla piccola di 3 anni viene inviato un rischiamo scritto per comportamento antisociale. La stessa punizione che viene riservata, prima di una vera e propria denuncia, agli adolescenti che commettono qualche furtarello qua e là. In realtà l'ammonimento non ha valore perchè per legge non può essere inviato a soggetti di età inferiore ai 10 anni. Chissà come mai.
Le mamme si sono indignate. Chi l'avrebbe mai detto, eh? Nella bufera delle polemiche, la polizia ha avuto il coraggio di dire che i bambini giocando all'aperto hanno preso l'abitudine di calpestare le aiuole e di danneggiare gli alberi. Tutto questo, sempre secondo la polizia, porta i vicini anziani a essere intimiditi da qualsiasi assembramento di bambini. Io mi sto immaginando la tipica vecchietta che sbircia da dietro le tende a fiori e rimane terrorizzata da tre innocue bambine.
Ok, è sbagliato maltrattare le piante. Però, a meno che queste tre bambine non siano le figlie illegittime di Hulk, cosa possono fare a un albero? Non gli avranno neanche scalfito la corteccia. Che poi, ognuno a casa sua fa quello che gli pare. Se io adesso prendo un'accetta e abbatto tutti gli alberi del mio giardino, chi me lo può impedire? Di certo i miei vicini non mi faranno arrestare per tentato omicidio. O almeno spero.
Io consiglio alle mamme di queste ragazzine di comprare un po' di camomilla e di distribuirla alle vecchiette del circondario. La mancanza di sonno fa vedere cose che non ci sono. E' l'unica spiegazione razionale a tutta questa storia.

mercoledì 18 settembre 2013

L'uomo che sussurrava alle galline

Gli uomini arrivano a un momento della loro vita in cui si sentono in dovere di dare una svolta alla loro esistenza. E così c'è chi si compra la moto, chi si trova un'amante, chi chiede il divorzio, chi si fa un tatuaggio, chi si inventa un nuovo passatempo.
Questo vale per le persone "comuni". Gli uomini di spettacolo e gli attori, che le soddisfazioni se le sono tolte in gioventù, si dedicano a una vita più "tranquilla". E così Bud Spencer è passato dai fagioli in scatola alla cucina regionale condita con qualche mistero da risolvere, mentre Terence Hill si è lasciato alle spalle le scazzottate per celebrare le Messe tra un omicidio irrisolto e l'altro. Insomma, l'equivalente della pensione.
Quello che mi preoccupa, però, è Banderas. Lo stiamo perdendo. E' passato dai sexy balli da sala a giocare a dama con una gallina. Se prima prestava la voce al gatto con gli stivali, adesso parla con una macina. Ormai ha preso la residenza in un mulino sperduto tra i campi e se ne va girando con la farina tra i capelli per mimetizzare i primi fili bianchi. Anche i braccianti lo prendono per il culo, pur scroccandogli il pranzo. I momenti più esaltanti della sua giornata sono le riflessioni sulla legge di Murphy con la colf. Che poi io per lui mi sarei immaginata una avvenente ragazza dell'Est o una caliente spagnola. Non la degna discendente della Perpetua di don Abbondio.
Certo, la colpa non è la sua. Si deve pur lavorare per vivere. Però rifilargli un lavoro del genere è sadismo puro. Ormai ne sono certa, è stato un uomo. Si si, il pensatore di quegli spot pubblicitari è sicuramente un uomo. Nessuna donna avrebbe piazzato il povero Antonio in situazioni simili.
Io credo che dovremmo fare qualcosa. Una petizione. Un appello. Una manifestazione pacifica. Dobbiamo recuperarlo prima che sia troppo tardi. Ormai ha sfornato il pane più buono, i biscotti più magri, le fette biscottate più spesse. Ha sfornato più dolci lui in pochi mesi che Buddy Valastro in tutta la sua vita. Un giorno o l'altro potrebbero metterlo a correre dentro la ruota del Mulino come un criceto. E a quel punto l'avremo perso per sempre.

martedì 17 settembre 2013

La prostituta truffatrice e l'onestissimo cliente

A chi non è capitato di comprare qualcosa su internet o da un catalogo e poi scoprire che non era come nella foto? E quanti di voi da piccoli sono rimasti delusi nello scoprire che pretendere di girare la scatoletta di tonno e impiattarla come in TV era quasi come pretendere di andare in Florida a nuoto? Frustrante, vero? Immaginatevi la frustrazione che provereste nel vedervi arrivare in hotel una prostituta che non è bella come promettevano le sue foto.
Se siete riusciti a fare questo sforzo di immaginazione (che probabilmente è risultato più facile agli esponenti del sesso maschile), allora capirete le motivazioni del protagonista della storia di oggi. Stiamo parlando di un onesto cittadino di Birmingham che trovandosi solo soletto in hotel ha deciso di cercare compagnia nel gentil sesso. Ovviamente pagando. Dopo aver scelto la prostituta in base alle foto che questa gli aveva mandato, l'ha attesa impaziente. E sbam! Delusione cocente. La signorina non è sufficientemente bella per il nostro protagonista.
Cosa fare? La delusione certo non aiuta nel migliorare le prestazioni sessuali. Pagare e non consumare? Naa, è da stupidi. Consumare e non pagare? Poco onesto. E poi se lei non ti piace non puoi certo fartela piacere per forza. Metterle un sacchetto in testa? Pericoloso, potrebbe soffocare. E comunque non è elegante.
Ma ecco che al nostro eroe si accende una lampadina: chiamare la polizia.
Si, avete capito bene. Questo tizio ha chiamato la polizia per denunciare la prostituta per truffa. L'ha accusata di avergli mandato delle foto ritoccate e di averlo truffato. Il poliziotto che è arrivato sul posto era incredulo. Invano ha cercato di spiegargli che era lui ad aver fatto qualcosa di illegale e non la prostituta. Niente da fare, non riusciva a convincerlo. Addirittura il nostro onesto cittadino voleva andare alla stazione di polizia per discutere con un superiore. Per fortuna ha desistito. Si è rifiutato di dare le generalità, ma la polizia l'ha identificato e gli ha mandato una lettera di avvertimento. Ho dei dubbi che serva a qualcosa. E' proprio vero che il mondo è bello perchè è vario.

domenica 15 settembre 2013

La mercificazione dell'uomo

Quest'anno "Striscia la notizia" ci stupirà piazzandoci due fusti in mutande al posto delle solite veline sculettanti. La popolazione femminile e la comunità gay ringraziano. Gli uomini si stanno già strappando i capelli. Prevedo un calo di audience. E un aumento della calvizie.
Dopo anni di giovani donne con più tette che cervello, si cambia. Adesso saranno gli uomini a fare la figura dei minorati mentali. Era ora. Mi dispiace solo che stiano facendo i provini a porte chiuse. Per le veline facevano sempre tutto quel trambusto girando tutta l'Italia, mentre per i velini neanche uno show in seconda serata. Dove le mettiamo le pari opportunità? Dovremmo dare agli uomini il diritto di farsi prendere per fessi da tutta Italia, così come abbiamo fatto per anni con le veline e le velone.
Pare che a una settimana dal bando si siano presentati già in 400 ai provini. Qualche diplomato, qualche studente universitario. Qualcuno era addirittura laureato. Tutti comunque sono impalliditi alla domanda "Qual è l'ultimo libro che hai letto?". Beh, come biasimarli. Vi sembrano domande da fare a dei ragazzi seri e volenterosi? Vogliamo veramente andare a rovistare nella loro privacy in questo modo? A me non sembra proprio il modo di trattare degli onesti lavoratori. Non sono proprio domande da fare. Che modi!
Non ho ancora deciso se mi fanno tenerezza o compassione. Uno è padre di un bambino di 10 mesi e da quando è padre ha smesso di fare il modello per cercare un lavoro "onesto". Ecco, credo abbia sbagliato indirizzo. Un altro è così convinto della sua scelta che non ha avuto il coraggio di dire al padre dove era diretto quando è uscito di casa. Complimenti per la coerenza. Un terzo ha dichiarato che fino a 5 anni fa non parlava nemmeno l'italiano. No, non è straniero, è salernitano.
Non ho mai apprezzato la presenza delle veline. Anzi, l'ho sempre trovata squallida e inutile. Uno specchietto per le allodole, un'esca per maschi sottosviluppati, una mercificazione del corpo della donna. Ma nessuno ha mai detto che sarebbe stato un ruolo meno degradante se l'avesse svolto un uomo. Inoltre speravo che non ci fossero uomini disposti a vendersi come oggetti. Pensavo foste diversi. Pensavo che la dignità appartenesse a tutti e non solo ad alcuni. E invece mi sbagliavo. Che delusione.