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mercoledì 18 dicembre 2013

Discriminate

Mi è capitato più e più volte di scontrarmi con gli uomini sul tema della violenza sulle donne. L'opinione comune è che quelli che violentano e picchiano le donne sono persone "malate". Secondo molti, il motivo della violenza non è la discriminazione dilagante nei confronti del genere femminile. Il motivo è una presunta malattia mentale degli "uomini cattivi" che li induce a comportarsi così.
Se il problema stesse tutto in una malattia, basterebbe curare queste persone. Esistono delle persone chiamate psichiatri che fanno questo di lavoro, dopotutto. Qualche farmaco, un po' di psicoterapia e sicuramente il problema si risolverebbe. Purtroppo non è così.
Gli uomini che picchiano a sangue le loro donne, così come quelli che violentano la prima sconosciuta, non sono malati. O almeno non hanno una malattia che si cura con le medicine. La discriminazione è una malattia. Una malattia gravissima. Quasi incurabile.
La dimostrazione di tutto ciò viene da una pubblicità progresso contro la violenza sulle donne. Sono stati affissi alle fermate dei pullman dei manifesti raffiguranti ognuno una donna con un fumetto contenente una frase lasciata in sospeso. Incredibilmente, entro 48 ore le frasi sono state arbitrariamente completate da dai veri gentlemen. Banale vandalismo? No, discriminazione pura.
Facciamo qualche esempio: "dopo gli studi mi piacerebbe..farmi mantenere". Niente di trascendentale, vero? Cosa ne pensate di "quando cammino per strada mi piacerebbe..essere trombata"? Bonjour finesse. Oppure "vorrei che mio marito...menasse più forte". Simpatia portami via.
Pare che l'obiettivo fosse proprio questo. Permettere a certi soggetti di dare il meglio (anzi, il peggio) di loro stessi. Lo scopo era, a detta di chi ha pensato la pubblicità, far capire che la discriminazione è ancora diffusa e radicata nella fascia media della popolazione. Il passo successivo sarà riproporre gli stessi manifesti censurati aggiungendo il logo della campagna e le indicazioni per denunciare le offese e i contenuti impropri sul web.
Sinceramente, sono molto scettica sull'utilità di questa campagna. Tentar non nuoce. Mi auguro che almeno tutto questo serva a far capire agli uomini "buoni", quelli che ci portano in palmo di mano, quelli che sono dei compagni di vita perfetti, che la situazione non è così rosea come la vedono loro.
Mi sono sentita dire che lottare per le pari opportunità è stato inutile perchè le pari opportunità sarebbero arrivate un po' per volta da sole. Un po' come il lento processo evolutivo che ha fatto allungare il collo alle giraffe. Mi sono sentita dire che non è vero che veniamo discriminate. Mi sono sentita dire che ormai dovremmo smettere di lottare perchè abbiamo tutto quello che desideriamo.
Vorrei che questi uomini uscissero dal loro idillio e tornassero a prendere contatto con la realtà. Se tu non torceresti nemmeno un capello alla tua ragazza, non vuol dire che sia così dappertutto. Se tu accetti che tua moglie porti a casa il doppio del tuo stipendio, non vuol dire che lo accettino anche gli altri uomini. Se tu lasci che tua figlia trovi la sua strada senza vietarle nulla, non vuol dire che facciano tutti così.
E con questo non mi riferisco alla situazione (orribile) in cui vivono le donne in altri Paesi. Mi riferisco alla situazione in cui centinaia di donne vivono quotidianamente in Italia, un Paese all'apparenza civile. Civile all'apparenza ma non nella sostanza. Prima ne prenderete coscienza, prima ci aiuterete a combattere.

lunedì 16 dicembre 2013

Cani da denuncia

Il mondo è bello perchè è vario. O avariato, dipende dai punti di vista. Attualmente propongo più per la seconda. Soprattutto dopo che due cani sono stati denunciati e rinchiusi per stupro.
Siamo in un paesino vicino a Taranto. Una donna, sulla cui sanità mentale ho qualche dubbio, ha denunciato ai Carabinieri due cani. Secondo la sua versione, i due quadrupedi erano intenzionati a violentarla e, mentre uno la teneva ferma, l'altro la spogliava. Non so se è più assurda la denuncia il fatto che i Carabinieri abbiano preso sul serio la denuncia e abbiano rinchiuso le due povere bestie in canile.
Quando la notizia mi è stata raccontata non ci volevo credere. "Sai, una donna ha denunciato due cani per stupro.." "Due cosa?" "Due cani!" "Due cani??" "Si, hai presente quegli animali con quattro zampe e la coda??" Giuro, il dialogo è andato proprio così. Scusate, ma il mio cervello si è rifiutato per almeno 5 minuti di collegare la parola "cani" alla parola "stupro". Va veramente oltre i limiti della mia immaginazione. Soprattutto non posso immaginarmi due cani che si mettono d'accordo per pianificare la violenza e spartirsi i compiti.
Ammetto di essere di parte. In quanto padrona di due cani, provo per i quadrupedi abbaianti un amore incondizionato. Ma, sempre in quanto padrona di due cani, so anche come questi animali si comportano. Mi è capitato più di una volta di vedere il mio cane, o quello di qualche mia amica, attaccarsi alla gamba di qualcuno. Tutto, però, si è sempre risolto con un sonoro "Smettila" e una sonora risata da parte della "vittima" e di tutti gli spettatori. Comunque non ho mai visto un cane cercare di spogliare un umano. Anzi, credo che, in quanto cane, non concepisca nemmeno l'idea di dover spogliare il proprio "partner" prima di consumare. Di solito le cagne sono già come mamma le ha fatte. Pronte all'uso.
A quanto pare i Carabinieri che hanno raccolto la denuncia hanno reagito in modo meno incredulo di quanto avrei fatto io. Probabilmente, dopo un primo momento di sbigottimento, mi sarei fatta una risata e avrei contattato uno psichiatra. Uno bravo possibilmente. Per la signora, non per i cani ovviamente. Che poi, se vogliamo prendere seriamente la denuncia, i due quadrupedi hanno diritto a un avvocato e a un regolare processo. Se è per assecondare i folli, almeno facciamolo fino in fondo.
E invece no. Le due povere bestiole sono finite dritte dritte in prigione senza passare dal Via. Con gli stupratori a due zampe non va mai a finire così. Purtroppo.

mercoledì 11 dicembre 2013

Forconi sulla forca

Ho sempre sostenuto che la libertà di pensiero e di espressione siano diritti insindacabili. Ma ho anche sempre sostenuto che la libertà di un individuo finisca dove inizia quella degli altri. E credo che questa sia la fondamentale differenza tra libertà e anarchia.
Inizialmente avevo dei seri dubbi sull'utilità di questa protesta. Adesso vorrei proprio prenderli a sprangate in testa. Sul fatto che l'Italia sia in condizioni disastrose sono d'accordo. Sono d'accordo anche sul fatto che chi ci governa dovrebbe pensare meno a riempirsi la pancia e le tasche e più a migliorare la situazione schifosa in cui ci troviamo. Ma c'è anche da dire che qualcuno li ha votati quelli che sono in Parlamento, quindi un po' di colpa è anche nostra.
Comunque, quello che mi fa partire l'istinto omicida non è il motivo della protesta, ma il modo. Lo dicevano anche gli antichi Romani: est modus in rebus. E loro hanno tirato su un Impero mica da ridere. Il problema, cari forconi delle mie infradito (gli stivali sono troppo chic e non esprimerebbero bene il mio disgusto nei vostri confronti), è che in tutta questa protesta ci sta andando di mezzo della povera gente che è piazzata come voi. Se non peggio.
I negozianti che avete minacciato e a cui avete fatto chiudere il negozio hanno una famiglia da sfamare, una casa da mandare avanti, le tasse da pagare. Gli oggetti e gli edifici vittime dei vostri atti vandalici sono stati pagati con le nostre tasse. E con le nostre tasse verranno aggiustati. Le persone a cui avete bloccato la strada per ore stavano andando a lavorare per portare a casa uno stipendio con cui crescere i propri figli. Le ambulanze che avete bloccato servivano a persone malate che avevano bisogno di essere trasferite in un ospedale al più presto.
Qualcuno potrebbe rispondermi che "uno sciopero (o una manifestazione) non ha senso se non crea disagio". E' vero. Avete ragione. Il problema è che creare disagio alle persone comuni non vi farà trovare un lavoro, nè vi farà pagare meno tasse. Tutto quello che ottenete in questo modo è inimicarvi le persone che continuano a stringere i denti cercando di tirare avanti. Con tutte le maledizioni che vi stanno tirando probabilmente dovrete ricorrere a Wanna Marchi per farvi togliere il malocchio.
La cosa che da un lato mi fa ridere e dall'altro mi fa piangere è che sicuramente metà dei manifestanti non ha ben chiaro per chi o per che cosa stia manifestando. Ne sono certa. Così come sono certa che molti manifestanti sono studenti delle superiori che fanno casino solo per saltare qualche giorno di scuola. Quando vieni a sapere che dei ragazzini di 14 anni sono andati a protestare davanti all'INPS per le troppe tasse capisci che l'Italia è davvero spacciata. Gioie care, avete appena tolto il pannolone, probabilmente tornate a casa piangendo se prendete un brutto voto e sicuramente non avete ben chiara la differenza tra Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica, quindi ditemi cosa cazzo ne sapete voi delle tasse. Di sicuro avrete sentito il vostro adorato papà lamentarsi perchè ci sono troppe tasse da pagare, ma magari se andiamo a indagare scopriamo che il vostro papà fa il muratore e ha compilato l'ultima fattura quando il Papa era ancora Wojtyla. Oppure la vostra mamma fa la parrucchiera e regolarmente fattura solo la metà di quello che spilla alle sue clienti più fedeli.
Vorrei precisare che non dico questo perchè sono una "figlia di papà". Sono una studentessa universitaria. E' vero, vengo mantenuta dai miei genitori, ma il mio lavoro è studiare. Studio circa 8 ore al giorno 5 giorni su 7. Nel weekend non studio, ma do ripetizioni di matematica per avere due soldi in più da spendere per le vacanze. Passo i mesi più caldi dell'anno a studiare, quando quelli che adesso sono lì fuori a manifestare se ne stanno spaparanzati al sole in piscina. Mi concedo sì e no 15-20 giorni di riposo ad agosto e una settimana durante le vacanze di Natale. Mio padre è un libero professionista che paga le tasse fino all'ultimo centesimo. Mia madre, in quanto insegnante, è una dipendente statale, quindi le tasse le vengono detratte dallo stipendio. E posso affermare con sicurezza che buona parte di quelli che odiano e criticano la vostra manifestazione siano nella mia stessa situazione. Quindi smettete di accusarci di essere dei "figli di papà" perchè, mentre voi state lì a fare cagnara sperando nella manna dal cielo, noi ci stiamo spaccando il culo per costruirci un futuro.
I poliziotti pagati con i nostri soldi, invece di togliersi il casco in segno di solidarietà, avrebbero dovuto spararvi. Al diavolo la libertà di espressione. Se fosse per me sareste già tutti sulla forca. Quando è troppo è troppo. I forconi prendeteli in mano sul serio e andate a lavorare la terra.

lunedì 9 dicembre 2013

Appuntamento..di famiglia

Quando si cerca un partner o un amante sul web bisogna sempre aspettarsi di prendersi una fregatura. L'uomo supersexy sosia di Beckham potrebbe rivelarsi in realtà un nerd molto simpatico ma, ahimè, molto poco sexy. Oppure la sensuale mora che ti ha fatto salire la pressione (e non solo) la prima volta che l'hai vista in foto potrebbe avere l'età di tua madre. Insomma, è un sito di incontri, non un'aula di tribunale. La sincerità è gradita ma non obbligatoria.
Purtroppo qualcuno è un po' meno sincero degli altri. Ed è così che una nuora e suo suocero si sono ritrovati in una situazione a dir poco imbarazzante. Lei, stanca della vita da casalinga, cercava nuove emozioni in rete. Lui, fresco di disoccupazione, cercava un nuovo modo di occupare il tempo. E così, bugia dopo bugia, l'interesse reciproco li ha portati a fissare un appuntamento. Ora, immaginatevi la scena. Lui la sta aspettando in una camera di albergo. Lei arriva, apre la porta e corre via gridando. Imbarazzante, vero? Ma non è finita qui. Dato che il marito di lei proprio scemo non lo è, sospettava che la moglie fosse una fedifraga. E così l'ha seguita. Inutile dire che quello che ci è rimasto peggio è stato lui. Tua moglie ti tradisce con tuo padre. Oltre al danno la beffa. Purtroppo i due protagonisti non hanno avuto tempo per le spiegazioni. Già, il maritino quasi cornuto si è leggermente alterato: ha aggredito moglie e padre. Lei ne è uscita con due denti in meno. Lui ha rimediato delle ferite alla testa. La polizia è dovuta intervenire per fermare il quasi-cornuto.
Non ho veramente più parole. Già non ha molto senso mentire sul proprio aspetto se si ha anche solo una mezza idea di incontrarsi. E' inutile spacciarsi per dei figaccioni alti due metri e con gli occhi color del mare quando il proprio sex appeal è pari a quello di un pupazzo di neve. Comunque in questo caso c'è anche una buona dose di sfiga. Questi tizi sono cinesi. Voi ditemi qual è la probabilità, su un miliardo e mezzo di persone, di combinare un appuntamento al buio con il proprio suocero. Ma neanche Fantozzi ce l'avrebbe fatta.
La morale di questa storia, comunque, è che sul web la sincerità paga. O se non altro ti risparmia delle situazioni a dir poco imbarazzanti.

domenica 1 dicembre 2013

Dieta morbida

Ogni mattina un idiota si sveglia e inventa una nuova dieta. Ogni mattina un'idiota si sveglia e scopre nella nuova dieta la soluzione a tutti i suoi problemi. L'ultima moda tra le ragazzine e le modelle è mangiare il cotone. Ma non cotone normale. Cotone imbevuto di succo di frutta. Ohhh. Chissà quando tornerà di moda andare da uno psichiatra per farsi curare.
Pare che mangiare il cotone inzuppato di succo di frutta sia la strada giusta per il dimagrimento rapido e (quasi) indolore. Sinceramente, non stento a crederlo. Il cotone è una fibra che il nostro sistema digerente non digerisce. Se non lo digerisce, non lo assorbe. Se non lo assorbe, non lo accumula. Se non lo accumula, non ci fa ingrassare. Fila tutto liscio come l'olio. Il succo di frutta credo serva semplicemente a indorare la pillola e a illudere il nostro organismo di aver mangiato qualcosa. Giusto per evitare che la glicemia scenda sotto le scarpe. In più, il cotone fa volume nello stomaco e causa un pressochè istantaneo senso di sazietà. Dite addio alla fastidiosa fame che ha sempre accompagnato tutte le diete.
Quello che sicuramente queste poverine non sanno è che il nostro stomaco il cotone non lo digerirà mai. E quindi i batuffoli si accumuleranno uno dopo l'altro. Rivestiranno lo stomaco. Ostruiranno l'intestino. Bello vero? Senza contare i problemi che derivano da una dieta totalmente priva dei nutrienti e delle vitamine essenziali per tenere in piedi quella fantastica macchina che è il corpo umano.
Siamo davvero a questo punto? Siamo davvero arrivati a mangiare cose non commestibili pur di mantenere una forma fisica "perfetta"? Possiamo davvero definire perfetta la forma fisica che deriva dalla denutrizione? Sono davvero belle queste modelle che sembrano uscite da un campo di concentramento nazista?
Vorrei che un giorno le donne dicessero basta. Basta alla dieta perpetua. Basta alla ricerca di una perfezione che non esiste. Nessun uomo sano di mente amerà mai uno scheletro intrattabile che non mangia niente quando viene trascinato a cena fuori. E se il vostro uomo vi vuole scheletriche, dovrebbe consultare anche lui uno psichiatra. Uno molto bravo, mi raccomando.

giovedì 28 novembre 2013

Complimenti (s)graditi

Oggi ho voglia di accanirmi. Ho voglia di accanirmi contro tutti quegli uomini che spogliano le donne con gli occhi. Vi chiedo, per favore, di smetterla.
Capisco che qualsiasi uomo, vedendo Belen che mette in mostra la farfallina (e non sto a specificare quale farfallina), inizi a sbavare come il cane di Pavlov al suono della campanella. E capisco anche che la modella di Intimissimi che si struscia contro gli specchi sia arrapante quanto un film porno. Tutto questo è comprensibile. Dopotutto credo che quasi tutte le donne abbiano sbavato come lumache alla vista di Thor a torso nudo. Insomma, certi soggetti esistono per essere guardati.
Il problema, cari uomini, è che non potete guardare ogni esponente del genere femminile che non sia una signora in menopausa un po' troppo tornita con lo stesso sguardo del lupo cattivo di fronte a Cappuccetto Rosso. Oltre a essere squallido, è anche fastidioso. Soprattutto se sono le 8 del mattino e io ho due occhiaie più profonde del Mar Nero. Capisci che a quell'ora anche solo essere guardati è irritante, essere guardati come dei sex-symbol sa di presa per il culo.
Quello che poi mi fa incazzare maggiormente è il fatto che alcuni di questi soggetti ti rivolgono anche la parola. Ovviamente non per chiederti cortesemente l'ora. O per chiederti un'informazione. No, sarebbe troppo normale. Il must è "Ciao bella!". Ma ciao bella un par di cazzi. Tanto per cominciare "Ciao bella" lo puoi dire alla tua cagna quando ti fa le feste. Prendiamo come regola generale il fatto che se non mi conosci e non mi hai mai visto non mi saluti? Cosa ne dici? Tu risparmi il fiato e io risparmio il fegato. I più audaci si slanciano in un "Complimenti alla mamma!". Si, aspetta un attimo che la chiamo. "Ciao mamma, un tizio per strada ha detto di farti i complimenti. No, non credo si riferisse alla sciarpa che mi hai fatto ai ferri per Natale." Ma ce la fate? Giusto per puntualizzare, metà dei miei geni vengono da quel brav'uomo di mio padre, quindi qualche merito ogni tanto potremmo riconoscerglielo. E poi, esattamente, per cosa dovrei complimentarmi con la mia mamma? Non mi ha lavorata all'uncinetto. Nè si è messa a selezionare i miei geni uno per uno.
Se state pensando "va beh, ma se una va in giro mezza nuda.." vi interrompo subito. Queste scene pietose e vomitevoli mi sono capitate anche quando ero più coperta dei membri di una spedizione scientifica al Polo Sud. Il problema di questi uomini viscidi come lumache in una giornata di pioggia è che per loro qualunque donna è degna di un fischio, di una suonata di clacson, di un commento a voce bassa. Sono peggio dei ragazzini nel pieno della pubertà. Forse è ora di crescere.
Perchè noi donne non facciamo queste cose? Perchè non fischiamo dietro ai ragazzi superpalestrati che corrono al parco? Perchè non facciamo sorrisetti e commentini a ogni soggetto dotato di un pene che ci passa di fianco? Ma soprattutto, perchè questi uomini sottosviluppati non si sono ancora estinti?

martedì 26 novembre 2013

Età di coppia

Quando si è coinvolti in una relazione, non ci si rende conto dei cambiamenti che avvengono nel rapporto con il partner. Ma quando si osserva una coppietta dall'esterno, per esempio al ristorante, si può datare la relazione con una precisione pari a quella della datazione dei fossili con il carbonio 14.
Il primo stadio è rappresentato dai primi appuntamenti. Una coppia al primo appuntamento la riconosci lontano un miglio. Lei è acconciata e agghindata da red carpet. Lui sembra aver fatto il bagno nel profumo. La cena è scandita da momenti di silenzio imbarazzato in cui nessuno sa bene cosa dire o cosa fare. Lei se ne sta seduta come se la sedia fosse fatta di chiodi. Lui ha la faccia di uno che sta camminando sulle uova.
Poi c'è la fase dell'innamoramento. Lei è bellissima, non per niente ha passato circa 3 ore a prepararsi. Ed è innamorata persa. Così persa che a guardarla bene da vicino ha la stessa espressione di una marmotta appena uscito dal letargo. Lui, sempre inzuppato di profumo fino al midollo, mostra interesse per ogni singola parola che esca dalla bocca di lei. Goditi il momento, cocca, non durerà in eterno. Se si è seduti abbastanza vicino a questa adorabile coppietta si possono sentire le campane e gli uccellini cinguettanti nella testa dei due piccioncini. In questi casi è sempre meglio avere a disposizione una dose di insulina per evitare il coma iperglicemico. Dolci si, ma il troppo stroppia.
Passato l'innamoramento iniziale, ecco che la nostra coppia raggiunge la maturità. Lei è un po' meno bellissima. A volte è anche un po' sciatta. Lui non eccede più con il profumo. A volte se lo dimentica proprio. Niente più cinguettii e campane. I discorsi diventano più corposi. Lui partecipa alla conversazione in modo attivo senza più quell'aria da ebete adorante. Lei smette di guardarlo come se fosse un dio greco e ogni tanto lo zittisce pure. Durante la cena non mancano i momenti di silenzio, ma non è più un silenzio imbarazzato, è il silenzio di chi non ha bisogno di parlare per capirsi.
Infine c'è la coppia che sta per scoppiare. Lei è uscita senza neanche pettinarsi i capelli. Lui si è infilato la stessa tuta con cui va a giocare a calcio. Non mancano tre o quattro discussioni durante la cena. Entrambi guardano più frequentemente il loro smartphone del proprio partner. Sorrisi e cuoricini sono un lontano ricordo. O forse sono rivolti a qualcuno che non è seduto a quel tavolo. Il silenzio è così denso di significato che si taglia con il coltello. Ma in realtà l'unica cosa a cui dare un taglio sarebbe proprio questa relazione.
(Sono consapevole di aver estremizzato un po' le descrizioni, ma vi invito a osservare le coppiette attorno a voi la prossima volta che andrete al ristorante. Vedrete che non sono andata poi così lontana dalla realtà.)

domenica 24 novembre 2013

Senza parole

Ed è proprio quando credi di averle ormai viste e sentite tutte che arriva la notizia che ti lascia a bocca aperta. O meglio, per restare in tema, senza parole. Pare che l'ultima moda tra i single londinesi sia proprio stare in silenzio. Quando? Agli appuntamenti, ovvio.
Mi spiego meglio. Molti di voi, se non tutti, conoscono già lo speed dating, quel modo un po' strano e un po' caotico di cercare l'anima gemella. Un minuto per capire se chi hai davanti vale un appuntamento vero o no. Un minuto per capire se chi hai davanti potrebbe diventare l'uomo (o la donna) della tua vita. Beh, io già avrei dei problemi con questa cosa. Due terzi delle mie più grandi amiche mi sono risultate insopportabili quando le ho conosciute. Con la prima impressione prendo sempre delle cantonate.
Ma veniamo alla nuova moda: lo "Shhh date". Uno speed date senza parlare. E' permesso solo scrivere, gesticolare e fare dei versi senza senso. Il tutto preceduto da una sessione di "riscaldamento" per prendere coscienza del proprio corpo. Inspiegabilmente, questa nuova modalità di appuntamento fa il tutto-venduto a ogni serata. E, ovviamente, non impiegherà molto ad arrivare anche in Italia.
Molti sono entusiasti perchè guardandosi negli occhi e non potendo cianciare a ruota libera è più facile comunicare su un piano più profondo. Questa mi sa di motivazione da donna. Le motivazioni maschili, secondo me, sono altre: finalmente c'è un luogo dove le donne non parlano. Ammettetelo, vi piace per quello. Altro che guardarsi negli occhi e stabilire un contatto intimo: potete evitare di passare tutto l'appuntamento a fingervi interessate alle chiacchiere incessanti dell'ennesima esponente del genere femminile. Non per niente questa idea è venuta a un uomo.
Sarà che io sono logorroica e per me stare zitta e morire è la stessa cosa, ma io sono un po' perplessa. Come fai a capire se quello è l'uomo giusto? C'è il rischio di lasciarsi ingannare dalle apparenze: il tipico belloccio che appena apre bocca ti fa drizzare i capelli e la tipica Barbie che non sa produrre una frase di senso compiuto farebbero un figurone. E poi il modo in cui si parla è importante. Cosa fai se ti trovi davanti uno strafigo e poi all'appuntamento vero scopri che ha la voce come quella di Paperino? Riesci davvero a resistere tutta una cena senza scoppiargli a ridere in faccia?
Se lo scopo di questa nuova modalità di caccia all'anima gemella è quello di evitare silenzi imbarazzanti e pause troppo lunghe tra un argomento di conversazione e l'altro, mi sembra solo un modo per posticipare il problema. Dopotutto, comunicare solo con gli sguardi in una coppia è una cosa che si impara a fare con il tempo. E 60 secondi non saranno mai abbastanza.

domenica 17 novembre 2013

Shopping maschio

Gli uomini, nel loro rapporto con lo shopping, si dividono in tre categorie: metrosexual/gay, decisi e insicuri.
Per quanto riguarda la prima categoria, c'è ben poco da dire: sono come le donne o forse anche peggio. Spendono quantitativi di denaro impensabili per comprare la polo superfirmata, il jeans all'ultima moda, la cintura edizione limitata dello stilista più innovatore che c'è. Possono risultare irritanti quando ti impediscono di entrare nel negozietto a buon mercato che ti piaceva tanto tanto, ma tutto sommato si possono sopportare.
Poi ci sono gli uomini decisi. Loro sanno esattamente cosa vogliono e quando lo vogliono. Nel senso che magari passano sei mesi senza mettere piede in un negozio, ma quando poi ci entrano battono tutti i record di numero di acquisti per ora di shopping. Entrano, vedono una cosa di loro gradimento, la provano, la comprano ed escono. Sono capaci di girare 5 negozi in 45 minuti e arrivare a casa con una decina di sacchetti. Inutile dire che con loro lo shopping non è propriamente esaltante, ma per lo meno è rapido e indolore. Breve ma intenso.
Infine, gli insicuri. Accompagnare loro a fare shopping è divertente come camminare sui chiodi. Mediamente impiegano due settimane (che diventano tre se all'insicurezza si aggiunge un po' di sana avarizia) a convincersi della necessità di fare shopping. L'opera di convincimento viene solitamente svolta dalla fidanzata, che ha anche il compito ingrato di partecipare all'impresa. Solitamente si parte con una contrattazione sul numero di capi necessari, con tanto di argomentazioni pro e contro l'avere solo 2 paia di jeans e 5 polo (di cui 3 sbiadite). A questo punto, il nostro insicuro si ostinerà a entrare in almeno 5 negozi, pur sapendo che in 4 di questi non ha mai trovato nulla che fosse di suo gradimento e mai lo troverà. Inoltre, governato da timidezza e paura di essere notato, rifiuta anche solo di prendere in considerazione tutti i colori che possono essere definiti tali: viola/rosa (troppo femminile), rosso (troppo appariscente), giallo (troppo allegro), turchese (troppo sgargiante), verde (semplicemente troppo). Rimangono quindi: blu (rigorosamente scuro), nero (il più delle volte scartato perchè troppo serio), grigio (un evergreen) e beige (non sempre apprezzato). Una volta che il 90% dei colori è stato prontamente scartato, ecco che il nostro insicuro si appresta a provare qualche capo (mai più di 3 per volta). A questo punto, bisogna tirarlo fuori dal camerino prendendolo per le orecchie perchè lui, non lo direste mai, si vergogna. Inutile spiegargli che la gente nei negozi si fa mediamente i fattacci suoi. Una volta che è stato tirato fuori quasi per i capelli, eccolo che si guarda allo specchio con aria imbarazzata e colpevole. Se lo trovassero con le mani dentro la cassa, l'espressione sarebbe la stessa. A questo punto, dopo 10 minuti di rassicurazioni per ogni capo, il nostro eroe si convince che FORSE quello che sta provando gli sta bene. E così, 4 ore e 5 negozi dopo, ecco che il nostro eroe arriva a casa con la metà di quello che aveva bisogno. Mentre la sua ragazza prende appuntamento con l'analista per superare il trauma.
(Ovviamente queste sono estremizzazioni per far sorridere le donne e, perchè no, anche gli uomini. Spero di non aver offeso nessuno, in tal caso chiedo venia.)

giovedì 14 novembre 2013

Unghie improbabili

La "Regina della Nail Art" torna a tenere banco su unghie e smalti. Se devo essere sincera non ne sentivo la mancanza. Non ho niente contro Mikeligna, per la carità. Sono sicura che, nel profondo, sia una ragazza semplice e adorabile. E' il suo programma che mi fa venire l'ulcera.
Tanto per cominciare non sopporto l'essere presa per i fondelli. Il programma si apre con Mikeligna che dà una serie di informazioni sulla sua prossima vittima. E fin qui va bene. Già sulle motivazioni che inducono queste poverette a sottoporsi alla pubblica umiliazione io ho delle riserve. Voglio dire, sono motivi che fanno acqua da tutte le parti. Una che vuole la manicure per la festa di compleanno della cugina. L'altra che vuole una nail art speciale per il suo esame di maturità. L'altra ancora che vuole avere unghie perfette quando porta il fratellino ai giardini. Ok, sto esagerando, ma il livello è quello.
Dopo che la padrona di casa ci ha presentato la sua ospite, ecco che vediamo entrare la vittima designata. Ed è qui che mi sento presa per una ritardata. Si, perchè a questo punto inizia una conversazione vuota come un barattolo di miele passato tra le zampe di Winnie the Pooh. E su cosa verte la conversazione? Su chi è l'ospite e cosa vuole. Ma di nuovo? Non ho l'Alzheimer, sai? Dopo le frivole ciance in italiano stentato, ecco che Mikeligna si illumina come una lampadina a basso consumo ed esclama il nome della nail art che eseguirà per la sua allieva. Inutile dire che il nome non ha il benchè minimo significato nè in inglese, nè in italiano, nè in nessuna altra lingua. Probabilmente accosta le prime tre parole in inglese che le vengono in mente.
A questo punto una voce fuori campo ci informa di quali siano gli "ingredienti" per la nail art in questione. L'elenco è lungo come la lista della spesa per il cenone di Capodanno. Solitamente vengono menzionati smalti e strumenti di cui io ignoravo completamente l'esistenza fino a 10 secondi prima, ma questo forse è un mio problema di ignoranza incolmabile. Dopo l'occorrente, vengono citate le caratteristiche dell'opera d'arte: tempo di esecuzione, colore dominante, lunghezza ottimale delle unghie. I tempi di esecuzione sono calcolati basandosi su una come Mikeligna, che nella sua vita cambia più nail art che mutande. La donna media impiega almeno il triplo del tempo, senza contare le ore passate alla ricerca (estenuante) dell'occorrente.
Ma ecco che, finalmente, inizia la pubblica umiliazione dell'agnello sacrificale. Eh si, perchè Mikeligna non ti fa la manicure. Mikeligna ti "insegna" a fartela da sola. Iniziano velati insulti alle unghie ingiallite, rimproveri per aver steso lo smalto troppo vicino alle cuticole e piccole critiche all'operato della malcapitata. Il tutto intervallato da blandi tentativi di fare conversazione e da consigli non richiesti. Ma ecco che, dopo aver sudato sette camicie e aver usato 10 smalti diversi, la manicure è completata. Ovviamente l'opera è completata solo in una mano. Per fortuna non ti umiliano al punto di far vedere al mondo quanto te la cavi male con la mano sinistra.
Dopo che il pubblico ha avuto modo di constatare che la nail art di Mikeligna è di qualità nettamente superiore rispetto a quella dell'ospite, ecco che l'allieva si spreca in lodi alla manicure dal dubbio gusto creata appositamente per lei dalla sua irraggiungibile maestra. A questo punto viene consegnata all'allieva una scatola con tutto l'occorrente per ripetere questa mirabolante opera d'arte prima dell'evento per cui è stata appositamente pensata. Segue qualche minuto dedicato alla rubrica "Tutti mi chiedono.." in cui Mikeligna risponde alle domande che più frequentemente le vengono poste (non si sa bene da chi), poi il tutto riparte con la seconda e ultima vittima della puntata.
Quello che mi chiedo io è: quante donne che vedono questo programma hanno le capacità, il tempo, la voglia e soprattutto i soldi per replicare le "meravigliose" creazioni di Mikeligna? Quante donne sono disposte a sprecare un'ora della loro giornata per una nail art che si rovinerà esattamente 5 secondi dopo averla completata? E soprattutto, quante donne hanno un'ora di tempo da sprecare in simili attività?

domenica 10 novembre 2013

Soluzioni drastiche

Bisogna ammetterlo: organizzare un matrimonio è un gran casino. Bomboniere, fiori, inviti. Si fa presto a dimenticare qualcosina. Per esempio, ci si può dimenticare di prenotare il ristorante per il ricevimento.
E' proprio quello che è successo a uno sbadato sposo di Liverpool. Il giorno delle nozze, arrivato in municipio per sposarsi, ecco che gli viene in mente di essersi scordato qualcosa. Che fare? Affrontare l'imbarazzo nel dover spiegare alla sposina e a tutti i parenti perchè avrebbero saltato il pranzo? Rischiare di dover firmare le carte per il divorzio 10 minuti dopo aver firmato le carte per il matrimonio? Si sa, noi donne il giorno del matrimonio siamo molto nervose. E se siamo nervose reagiamo male, molto male. Come risolvere questo inghippo?
Ecco che gli si accende la lampadina: basta far saltare il matrimonio. E così il nostro sbadato eroe decide di fare una bella telefonata da un telefono pubblico. A chi telefona? Al municipio per avvertire che da lì a poco sarebbe esplosa una bomba. Bravo. Un'idea geniale. L'edificio è stato evacuato e il matrimonio rinviato. Missione compiuta. O forse no.
La polizia non ha impiegato molto a risalire a lui come autore della telefonata. Evidentemente la polizia inglese ha imparato qualcosa dagli insegnamenti di Sherlock Holmes. In Italia probabilmente starebbero ancora brancolando nel buio. E così l'hanno preso, l'hanno arrestato e l'hanno condannato a un anno di reclusione.
Secondo me l'hanno fatto per solidarietà maschile. I poliziotti avranno considerato che era meglio toglierlo dalle sgrinfie della moglie prima che lei lo uccidesse. Quanto può essere feroce una donna a cui hai fatto deliberatamente andare a rotoli quello che poteva essere il giorno più importante della sua vita? Secondo me raggiunge livelli di ferocia inimmaginabili.
Nonostante tutto, sembra che i due aspiranti sposi stiano ancora insieme. O almeno questo è quello che ha dichiarato l'avvocato dell'uomo. Probabilmente l'aspirante sposina è rimasta folgorata dal fascino del galeotto. Oppure aspetta che lui esca dalla galera per fargliela pagare a dovere. Dopotutto la vendetta è un piatto che va servito freddo.

giovedì 7 novembre 2013

Malattia mensile

Ho recentemente (cioè ieri) scoperto che sul web esiste un sito chiamato "The Period Store". Ora, per quelle di voi che conoscono un minimo di inglese sarà facile immaginare di cosa stiamo parlando. Per le altre, se non l'avessero intuito, parliamo di ciclo mestruale. Cosa fa questo benedetto Period Store? Molto semplice. Pagando un abbonamento mensile che varia dai 15 ai 30 $, ti recapitano a casa una scatola contenente tutto quello che può servirti per goderti al meglio "quei giorni". Si sa, ognuna ha le sue esigenze. Infatti qui possiamo trovare tutto ciò che può servire a una donna "ciclata": the, tisane, cioccolata, borse per l'acqua calda, rimedi naturali. Chi più ne ha più ne metta.
Ora, ammetto che è un'idea carina. Il servizio in questione promette addirittura, facendoti compilare un modulo riguardante la regolarità del tuo ciclo, di farti recapitare il pacco proprio in tempo per il "giorno X" (sperando che le poste americane funzionino meglio di quelle italiane). Così, come si evince dal disegno illustrativo, potrai passare "quei giorni" coricata sul divano avvolta nelle coperte a strafogarti di cioccolato e a maledire la natura crudele che ti ha inflitto questa ciclica sofferenza.
A questo punto, io vorrei conoscere colui che ha avuto questa brillante idea. Sono sicura al 90% che sia un uomo. Solo loro possono avere questa visione così teatrale del ciclo mestruale. Forse sono io che conosco solo delle "super-donne", ma io non ho mai conosciuto nessuna che "in quei giorni" se ne sta tutto il tempo a crogiolarsi sul divano tra una tisana e una scatola di cioccolatini. Soprattutto non so quante donne che studiano, lavorano o mandano avanti una famiglia possano permettersi una settimana di "malattia" e completa inattività al mese. Magari, dato che il sito è americano, negli USA le donne funzionano diversamente. Anche se ne dubito.
Quello che mi chiedo è: ci avete prese per rincoglionite? Secondo voi, aspettavamo che arrivaste voi con i vostri assorbenti a domicilio? Esistono dei luoghi magici chiamati "supermercati" dove le donne possono trovare assorbenti, tisane, cioccolata e borse dell'acqua calda ogni giorno del mese. E, pensate un po', questi luoghi le donne li frequentano come minimo una volta a settimana perchè vanno a farci una cosa che si chiama "spesa". Avete presente? Quella che ci permette di prepararvi la cena quando arrivate a casa affamati come dei bisonti. Voi non ci crederete mai, ma noi donne siamo anche dotate di un organo molto complesso chiamato "cervello" che ci permette di sapere se e quando comprare assorbenti e cianfrusaglie varie. Incredibile, vero? Il ciclo mestruale non è una malattia. E' grazie a quello che vi mettiamo al mondo. Smettete di trattarci come delle appestate rimbambite solo perchè di quando in quando siamo in balia degli ormoni. Grazie.

martedì 5 novembre 2013

Babymamma

Di fronte a certe notizie non so mai se ridere o se piangere. Questa volta cercherò di prenderla sul ridere. Dopotutto sono un'inguaribile ottimista.
Una ragazzina, o meglio una bambina, di 11 anni è incinta. Il futuro padre ha 17 anni. La futura nonna materna ne ha 24. La ragazzina aveva cercato di nascondere la gravidanza, ma arrivati a 5 mesi la pancia si è fatta troppo evidente e una visita ginecologica ha svelato il mistero. Solo quegli imbranati degli americani riescono ad accorgersi della gravidanza 5 minuti prima di sfornare il pargolo. Noi italiani siamo più svegli. E anche più precoci a quanto pare. Precocissimi.
Beh, io vorrei ringraziare questa ragazzina. Ti ringrazio a nome delle studentesse universitarie di tutta Italia. Grazie per il tuo contributo ad abbassare l'età media delle donne che partoriscono il loro primo figlio. Grazie a te potremo permetterci di non fare figli fino a 40 anni. Te ne sono grata, mi hai tolto un peso dalla coscienza.
Si potrebbe sollevare l'obiezione che se la madre ha avuto la figlia a 13 anni e questa a 11 è già incinta, forse c'è qualcosa di sbagliato. Forse a 24 anni non si è pronti per fare da madre a una ragazzina alle soglie dell'adolescenza. Oppure possiamo continuare a metterla sul ridere. Dopotutto se mantenete questa progressione aritmetica, la nipotina potrebbe farsi mettere incinta a soli 9 anni. Siamo un po' tirati con i tempi dell'orologio biologico ma secondo me ce la si può fare. Così diventereste la nonna e la bisnonna più giovani del mondo, all'età rispettivamente di 20 e 33 anni. Roba da Guinness World Record.
L'unica cosa che trovo davvero divertente in questa triste storia è il fatto che la madre abbia chiesto agli insegnanti della scuola di sua figlia di mantenere una certa riservatezza. Due giorni dopo la notizia aveva già fatto il giro del Salento. Obiettivamente, signora futura nonna, cosa pretendevi? Tua figlia fa le medie. I ragazzini delle medie saranno anche incoscienti e immaturi, ma non sono scemi. Se la pancia di una loro compagna di classe inizia a lievitare come una torta in forno due domandine se le fanno. E poi si danno anche delle risposte.

domenica 3 novembre 2013

Chi è la bestia?

Non ho mai negato di preferire gli animali a molti esseri umani. Dopo aver letto quello che sto per scrivere, molti di voi concorderanno con me.
A Torino qualche simpaticone in vena di scherzi lascia dei bocconi di carne pieni di chiodi nei parchi. La conseguenza è palese: il cane trova il boccone e lo mangia, il chiodo gli perfora lo stomaco e lui muore. Tra atroci sofferenze. Uno scherzo davvero divertente. Complimenti vivissimi.
Io vorrei davvero conoscere la persona che lascia questi maledetti bocconi. Se leggi il mio blog, palesati. Voglio davvero vederti in faccia, viscido essere. Se mi fai sapere qual è il tuo piatto preferito ti invito anche a cena. Penso che mi prenderò qualche libertà sulla farcitura. Lassativi? Petardi? Ammoniaca? Non ho ancora deciso. Se avete delle proposte alternative, non esitate a contattarmi. Ogni consiglio è ben accetto.
No, non vi preoccupate, non commetterei mai un omicidio. Certa gente non merita di morire. Merita di vivere a lungo tra le peggiori sofferenze. La morte è troppo poco. Quello che mi chiedo è cosa spinge questo soggetto a lasciare quei bocconi. Noia? Frustrazione? Odio? Qual è il tuo problema? Ti danno fastidio gli animali? Sai, a me danno fastidio tante cose. E anche tante persone. Non per questo vado in giro con un mitra a fare stragi. Non ti piacciono i cani? Probabilmente tu non piaci a loro. E' quello il problema? I cani ti odiano e ti ringhiano contro quando ti incontrano per strada? Forse perchè loro sanno chi sei veramente. Un lurido bastardo.
E' vero, forse sto esagerando. Dopotutto sono solo cani. Sono solo delle stupide bestie. O forse no. Sono i nostri compagni di vita. Ci accolgono pieni di gioia ogni volta che torniamo a casa, anche se li abbiamo lasciati soli tutto il giorno. Ci amano incondizionatamente, più di quanto qualunque altro umano sarà mai in grado di fare. A un cane non importa dei nostri pregi, nè dei nostri difetti. A un cane non importa chi siamo o quanti soldi abbiamo. A un cane non importa quali sono i nostri meriti e quali i nostri fallimenti. Un cane è in grado di rimanere immobile sulla tomba del proprio padrone fino a morire di inedia. Nessun uomo farebbe mai altrettanto. Chi è la bestia, adesso?

mercoledì 30 ottobre 2013

Whisky al dito

Quale occasione migliore di Halloween per parlare di dita mozzate e drink macabri? Si, effettivamente può fare un po' schifo, quindi se siete debolucci di stomaco astenetevi.
Correvano gli anni '70 quando un tal capitano Dick Stevenson trovò un alluce mummificato in una baita nello Yukon. Ora, le persone normali sarebbero state quantomeno schifate nel trovarsi davanti un dito mozzato. Ma lui no. Anzi, il caro capitano diede origine, insieme a un gruppo di coraggiosi ubriachi, a quella che oggi è diventata una tradizione. Il dito venne messo in un bicchiere con un drink e gli avventori del bar vennero sfidati a bere dal suddetto macabro bicchiere.
Ovviamente dagli anni '70 ad oggi il dito è cambiato varie volte. I nuovi "pezzi" vengono lasciati in testamento da veri amanti della tradizione. La sfida attualmente consiste nel bere il bicchiere di whisky sfiorando l'alluce mozzato con le labbra. Inutile dire che ogni tanto qualcosa va storto e qualcuno lo ingoia per sbaglio. Mio Dio che schifo.
Ogni sera 30-40 persone pagano un sovrapprezzo di 5 dollari per poter partecipare a questa epica sfida. Cosa sono 5 dollari di fronte alla gloria? Assolutamente niente. Ma attenzione: se il dito viene ingoiato c'è una multa di 500 dollari. Oltre al danno la beffa, insomma. La cosa assurda è che un bel giorno un tizio l'ha ingoiato di proposito. Anche i gestori del bar erano perplessi. Dopotutto l'aspetto dell'alluce non è poi così invitante.
Forse vi starete chiedendo se non sia pericoloso per la salute appoggiare le labbra su un pezzo di cadavere. In tal caso, mi sento in dovere di rassicurarvi. Il whisky, grazie al suo elevato contenuto di alcool, funge da disinfettante. Sicuramente dopo questa precisazione vi sentirete meglio. Probabilmente state già pensando di cimentarvi anche voi in questa prova di coraggio. Io non vi rubo di certo il posto. Anzi, mandatemi una cartolina dallo Yukon.
Vorrei potervi dire che questo è stato solo uno scherzetto di Halloween, ma purtroppo non è così. I pazzi ci sono tutto l'anno, non solo il 31 ottobre. Buon Halloween a tutti!

domenica 27 ottobre 2013

Errori imperdonabili

Si sa che per noi europei i cinesi sono tutti pressochè uguali. Ma è normale. Quello che non è normale è che una cinese scambi suo marito con un altro. E che ci faccia sesso. La prima notte di nozze.
Andiamo con ordine. La donna in questione, durante la prima notte di nozze, si è alzata per andare in bagno, che si trovava fuori dalla camera di albergo. Tornando a letto, ha sbagliato stanza ed è entrata nella camera del testimone. Una volta infilatasi nel letto, ha svegliato l'uomo per fare un po' di sano sesso. Il mattino dopo, quando si è svegliata, si è accorta dell'errore ed è uscita dalla stanza gridando che era stata stuprata. E' stata quindi fatta una riunione con tutti gli invitati e i due sposini hanno chiesto al testimone un risarcimento equivalente a 3000 euro. Il testimone si è rifiutato di pagare e ha affermato che non aveva capito che la donna l'aveva scambiato per un altro. Così è stato denunciato per stupro.
Da questa storia ho imparato che non bisogna mai prendere una camera di albergo con bagno in comune. E che bisogna chiudere a chiave la porta. Comunque non mi capacito dell'idiozia dei protagonisti della vicenda. Allora, tu donna esci dalla tua camera per fare pipì. E fin qui va bene, mi sembra un sacrosanto diritto. Poi però sbagli camera. 'Ste camere non hanno una chiave? Chiunque può entrare in camera tua da un momento all'altro? Complimenti per la sicurezza. Ditemi il nome dell'albergo che evito di andarci per sbaglio. Ma poi, come puoi entrare nel letto di un uomo e scambiarlo per tuo marito? Si suppone che abbia una voce e un profumo diversi. Come minimo. Magari ha anche un altro fisico. Cosa pensavi? Pensavi che si fosse trasformato come i rospi nelle fiabe? E tu, uomo, che ti senti svegliare da una tizia arrapata nel mezzo della notte, non ti chiedi chi cavolo sia? Che poi, se eri il testimone, vuol dire che la sposa la conoscevi, quindi avresti dovuto riconoscere la voce. E invece, non solo non la riconosci, non capisci neanche che ti ha scambiato per un altro. Ma chi ti credi di essere? George Clooney? Pensi che le donne facciano la fila per infilarsi nel tuo letto? Scendi dal pero, per favore.
In tutta questa storia, l'unico con un po' di sale in zucca è il giudice, che ha assolto il testimone dall'accusa di  stupro. Effettivamente sarebbe stato davvero assurdo. Prima ti scambiano per un altro e poi ti denunciano pure. Oltre al danno, la beffa. Se di danno si può parlare.

giovedì 24 ottobre 2013

Dalla parte del più debole

Ci sono delle cose che mi fanno innervosire e ce ne sono altre che mi fanno andare in bestia. Sono mesi ormai che le Iene vanno avanti a perorare la causa dei bambini malati che potrebbero beneficiare delle cure del metodo Stamina. E sono mesi che si prendono a cornate con i ministri della Sanità. I ministri vanno e vengono, le Iene restano. E polemizzano.
Capisco che sia più facile stare dalla parte dei poveri bambini indifesi che il giorno prima camminavano e il giorno dopo si sono trovati paralizzati. Capisco che sia più facile sostenere i genitori di questi bambini che hanno visto i loro figli trasformarsi a poco a poco in corpicini privi di reazioni. Capisco anche che un genitore in una situazione del genere sarebbe pronto a dare la propria vita pur di salvare suo figlio. Però questo non autorizza le Iene a schierarsi senza riserve dalla parte di un tizio che una mattina si è svegliato e si è inventato una cura.
Se due ministri, in modo indipendente uno dall'altro, hanno deciso di vietare questa "cura miracolosa", un motivo ci sarà. E anche ricercatori e riviste scientifiche hanno bocciato questo metodo. Non credo che si siano messi tutti d'accordo per uccidere dei poveri innocenti. Nè credo alle teorie paranoiche di Vannoni che dice che le case farmaceutiche e i baroni universitari lo ostacolano di proposito. Se il suo metodo fosse davvero la panacea di tutti i mali, avrebbe la fila di gente davanti a casa pronta a comprare il brevetto. Se davvero nel mondo scientifico tutti si facessero la forca a vicenda ostacolandosi le scoperte, a quest'ora saremmo ancora alla teoria degli umori e ai salassi.
Io credo che a volte ci vorrebbe un minimo di imparzialità. Qui si tratta di tenere la ragione a chi, a quanto pare, non ce l'ha. Vannoni sarà anche un santo che cura i bambini per vocazione perchè non gli interessano i soldi, ma il suo metodo non va bene. Che poi a tutta questa santità io ci credo poco. Nessuno fa niente per niente. Ma anche ipotizzando che io ci creda, se il metodo non va non va. E non devono essere le Iene a decidere. Non è compito loro. Ognuno dovrebbe fare il proprio lavoro, lasciando gli altri liberi di fare il loro in santa pace.

martedì 22 ottobre 2013

Cucina tu che cucino anche io

Benedetta Parodi sbarca su Real Time. Adesso sì che la mia vita ha un senso. Questa notizia mi riempie di gioia e di gaudio. Quella donna ultimamente cambia più reti televisive che mutande. Pare che adesso l'ex regina di "Cotto e mangiato" si lancerà nella conduzione di un programma in cui i concorrenti si sfidano a suon di dolci. Meno male, ci voleva proprio un talent show in ambito culinario. Ne sentivamo proprio l'esigenza.
Non ho niente contro la Parodi, per la carità. Non sono una di quelle persone che la disprezza perchè usa ingredienti surgelati o perchè partorisce ricette alla portata di tutti. Anzi, questo è uno dei motivi per cui la apprezzo. Però, posso dire che mi sono veramente stancata? Ne ho piene le tasche di vedere programmi di cucina a ogni ora del giorno e della notte su qualsiasi canale.
Tra torte di plastilina e porzioni inesistenti io non so più che pesci pigliare. Si sfidano i cuochi professionisti. Poi si sfidano i non professionisti. Poi si sfidano i bambini. Quando hanno finito i cuochi arrivano i pasticceri. Pasticceri professionisti che fanno torte giganti. Pasticceri non professionisti (ma che vorrebbero esserlo) che sfornano torte dalle fattezze improbabili. Pasticceri non professionisti che sfornano vagonate di biscotti.
Che poi quello che mi fa andare in bestia, oltre al fatto che ogni volta che vedo cucinare qualcosa in tv mi viene fame, è la questione degli sprechi. Uno che gridando "Questa è merda!" butta i piatti in terra. L'altro che se vede una torta non perfettamente decorata come minimo la rigira nel cestino dell'immondizia. In alcuni casi la fa addirittura esplodere. Oppure la fa distruggere con una ruspa. Ma ce la fate? La mamma non ve l'ha detto che ci sono i bambini che muoiono di fame? O che non si dice "Mi fa schifo" prima di aver assaggiato quello che si ha nel piatto? La torta per il matrimonio di Pinco&Pallino è pressochè orribile? Pazienza, sono sicura che alla mensa dei poveri la apprezzerebbero lo stesso. Che poi per far esplodere una torta sprechi anche dei soldi per comprare l'esplosivo. Non mi sembra una genialata.
Vi prego, smettete di torturarci facendoci vedere piatti prelibati che finiscono nella pattumiera. E soprattutto evitate, dopo i programmi di cucina, di farci vedere attrici emaciate e modelle scheletriche. O cuciniamo o dimagriamo. Un po' di coerenza, no?

domenica 20 ottobre 2013

Quarantenni in affitto

Se vivete in Giappone e avete voglia di passare qualche ora in compagni di un uomo maturo e brillante, c'è la soluzione che fa per voi. Un imprenditore giapponese ha inventato un servizio mediante il quale si possono affittare quarantenni giapponesi con i quali passare qualche piacevole ora. Il prezzo tutto sommato è abbordabile: 10 euro l'ora. Ovviamente dovete sapere il giapponese, altrimenti la cosa si fa complicata. Gli uomini messi a disposizione sono giapponesi con un certo background culturale e con svariate abilità: videogiochi, shopping, brillante conversazione.
L'idea potrebbe anche essere valida, ma a me lascia perplessa. Perchè dovrei pagare 10 euro l'ora un tizio per fare cose che potrei fare con un amico o un'amica senza spendere un quattrino? Probabilmente il target di questo servizio sono persone con problemi a relazionarsi e a farsi degli amici. In tal caso sarebbe forse meglio investire qualche dollaro in più e prendere in considerazione l'idea della psicoterapia. Un bravo analista fa miracoli.
Ok, uno dei quarantenni disponibile è docente in un corso di moda all'università di Osaka. Sicuramente i suoi consigli in fatto di shopping sono di un livello superiore rispetto a quelli che ci può dare la più shopaholic delle nostre amiche. Non parliamo poi di quanto qualsiasi marito/fidanzato al confronto sembrerebbero dei cavernicoli in fatto di abbigliamento. E sicuramente questo tizio ti concerebbe meglio di quanto farebbero Carla&Enzo. Ma diciamocelo, lo shopping è un'attività ricreativa. E nessuno passerebbe la ricreazione con un professore. Chi vorrebbe sentirsi la lezioncina sull'invenzione del tacco a spillo o del maglione a collo alto? Io no di certo. Poi, se già stai spendendo soldi per lo shopping, non è il caso di intaccare il budget con la spesa inutile di questo accompagnatore. No?
Io vorrei proprio vedere in faccia i clienti di questo nuovo servizio. Vorrei proprio capire perchè non passano il loro tempo con degli amici come tutte le persone normali. Va beh, il mondo è bello perchè è avariato. Ops! Volevo dire vario. Il mondo è bello perchè è vario.

giovedì 17 ottobre 2013

Piccole dimenticanze

Ok, capita a tutti di dimenticarsi qualcosa. Ci si può dimenticare di chiudere il gas prima di partire per le vacanze. Ci si può dimenticare di restituire qualcosa a chi ce l'ha prestato. Ci si può dimenticare un impegno o un appuntamento. Ma a mio parere non ci si può dimenticare la moglie.
Eppure un uomo tedesco ci è riuscito. Ha dimenticato la moglie in un autogrill e se n'è accorto 150 km dopo. Piccolo particolare: stavano partendo per il viaggio di nozze. Si sono fermati a fare benzina e la donna è scesa per andare in bagno (si sa, noi donne abbiamo una scarsa autonomia da questo punto di vista). Quando è uscita dal bagno, il marito e la macchina non c'erano più. Solo che in macchina aveva lasciato anche telefono e portafoglio. Che fare? La nostra malcapitata ha chiesto aiuto a una pattuglia della polizia che l'ha aiutata a rintracciare il marito. Il neo-marito, intanto, ha continuato fresco e trullo a macinare chilometri su chilometri.
Vi starete chiedendo: come ha fatto a non accorgersi dell'assenza della moglie? Pensava dormisse sul sedile posteriore. Ma dai! Lo vedi se sul sedile posteriore c'è qualcuno o no! Diciamo piuttosto che non eri ancora abituato all'idea della coppia. Se devi sparare una cazzata, almeno buttala sul piano psicologico. Fa fine e non impegna.
Comunque tutta questa storia mi ha fatto capire molte cose. Tanto per cominciare ho capito perchè alcuni matrimoni finiscono molto presto. Io, se venissi dimenticata in autogrill durante il viaggio di nozze, due domande sul mio partner me le farei. Oggi dimentichi me in autogrill, domani dimentichi mio figlio in macchina. Meglio non rischiare.
Inoltre, grazie a questo aneddoto, ho capito perchè noi donne parliamo tanto. Beh, qualcuna parla più di altre, ma tutte parliamo mediamente più degli uomini. Credo sia una sorta di strategia per la sopravvivenza. Chissà quante donne nella preistoria sono state dimenticate in mezzo alla foresta perchè troppo silenziose e non sono più riuscite a tornare a casa. E così ci siamo evolute di conseguenza. E parliamo. Parliamo. Parliamo. Parliamo. Almeno le probabilità di essere dimenticate scendono. Anche se c'è sempre l'eccezione che conferma la regola.

lunedì 14 ottobre 2013

Proiettili vaganti


Certe cose possono succedere solo in America. Siamo in California e una ragazzina di 10 anni sta dormendo tranquilla nel letto. A un certo punto un proiettile vagante la colpisce nel sedere. No, per favore, non ridete. Lei si sveglia dolorante e con le mutande sporche di sangue. In preda al panico si rivolge ai genitori, i quali, convinti che il sangue sia dovuto alla prima mestruazione della figlia, non la portano in ospedale. Il giorno dopo, essendo la ragazza ancora dolorante, si decidono a portarla al Pronto Soccorso. Lì i medici si rendono conto che è stata colpita da un proiettile e le somministrano le cure necessarie. Gli stessi dottori si sentono in dovere di giustificare i genitori della ragazza perchè il foro del proiettile era poco visibile.
No, va beh io non ho più parole. Solo insulti. Dopo questa veramente non so cosa aspettarmi la prossima volta che leggo una notizia riguardante il Nuovo Mondo. In questa storia non c'è niente di sensato. Ma proprio niente. Non riesco a trovare una singola cosa che abbia un senso.
Tanto per cominciare abbiamo questo "proiettile vagante". Esattamente da dove è partito? Come è entrato in casa? Nessuno ha sentito uno sparo? A quanto pare negli USA possono spararti in casa senza che tu te ne accorga. Sto proiettile evidentemente non ha incontrato ostacoli lungo il suo cammino verso il deretano di una povera ragazzina innocente. Finestre, muri, vasi, mobili, soprammobili. Niente di tutto ciò si è trovato sulla traiettoria del proiettile. Neanche nelle peggiori comiche succedono cose simili.
Poi, cara ragazza, fammi capire: che soglia del dolore hai? Ti sparano nel fondoschiena e tu ti svegli "dolorante"? Io penso che un colpo di pistola faccia un male cane. E non ti accorgi di avere un buco che prima non avevi? Ferita poco visibile un corno.
Ma passiamo a quei luminari dei genitori. Passi il padre, che in quanto uomo ha sicuramente una visione mistico-esoterica del ciclo mestruale. Ma la madre? Santa donna, tu il ciclo ce l'hai avuto per anni (e magari ce l'hai tutt'ora). Puoi scambiarlo con una ferita d'arma da fuoco? Va bene avere un ciclo abbondante, ma a tutto c'è un limite. Questa avrà perso fiotti di sangue da un momento all'altro. E poi anche il male dovuto alle mestruazioni è diverso dal male che può fare un proiettile nel deretano.
Sono veramente sconvolta. L'unica cosa positiva è che leggendo queste notizie mi sento felice di vivere in Italia. Un Paese in cui i proiettili non vagano per i fatti loro. Un Paese in cui se ti sparano in casa te ne accorgi. Dopotutto l'Italia non è così male.

venerdì 11 ottobre 2013

Galeotto fu il tostapane

Ci sono notizie che ti cambiano la vita. Dopo questa guarderò il pane tostato con occhi diversi.
A Londra i pompieri sono dovuti intervenire perchè un tizio ha avuto un piccolo problema con il tostapane. Una parte del suo corpo è rimasta incastrata nell'elettrodomestico. E vi dico subito che la parte del corpo interessata non era un dito. Pur essendo comunque di forma pressochè cilindrica. La notizia arriva fresca fresca dal portavoce dei pompieri di Londra, che lamenta il fatto che molti interventi potrebbero essere evitati se la gente usasse il buon senso. Non è ben chiaro, però, cosa questo signore stesse cercando di fare con il tostapane. I vigili del fuoco hanno infatti preferito non fare domande. Comunque tutto si è risolto per il meglio e il nostro eroe è stato liberato dall'abominoso ordigno prima di rimanere fulminato.
Apprezzo che i pompieri non abbiano voluto infierire facendo domande indiscrete, ma obiettivamente non è molto difficile capire cosa quel tizio stesse cercando di fare. Di sicuro non stava prendendo le misure per tostare dei wurstel. Nè si stava asciugando le parti intime dopo il bidet. In Inghilterra neanche ce l'hanno il bidet. Se ha infilato lì dentro il suo compagno di avventure il motivo è uno solo. Ed è assurdo.
Gli uomini mi fanno veramente pena certe volte. Se i buchi delle prese fossero più grossi, molti di loro sarebbero già morti fulminati da un pezzo. E' più forte di loro. Come quello che era andato a finire in ospedale perchè l'aveva infilato nel tubo dell'aspirapolvere. Un genio. Ma io dico, come vi viene in mente? Siete in cucina che vi preparate la colazione e tac! Vi si accende la lampadina e infilate i gioielli di famiglia nel tostapane? Oppure è una cosa premeditata? Se è premeditata c'è l'aggravante, come negli omicidi. Stupro premeditato di elettrodomestici. In tal caso consiglio un bravo analista.
La cosa che mi fa andare in bestia, non è il fatto che alcuni uomini infilino le parti intime nel primo oggetto cavo che si trovano davanti. Meglio un tostapane che un'innocente ragazzina. La cosa grave è che per colpa di questi soggetti vengono spesi soldi e risorse che potrebbero essere destinati a situazioni di vera emergenza. Mentre i pompieri liberavano un imbecille da un tostapane magari sarebbero stati più utili a spegnere un incendio. Santa miseria. Capisco che quando il sangue vi si concentra da quelle parti le vostre funzioni cerebrali sono ridotte, ma fate uno sforzo. Ci arriva anche un bambino di 5 anni a capire che infilare una parte del corpo in un elettrodomestico non può portare a nulla di buono. Meritereste di essere lasciati a voi stessi, in balia dell'evoluzionismo. I più adatti sopravvivono, gli altri si facciano furbi finchè sono in tempo.

mercoledì 9 ottobre 2013

Alibi cercasi

Questa è una storia assurda. Ve la devo raccontare. Arrivo a casa e trovo nella cassetta delle lettere un biglietto del portiere che mi avvisa che è arrivata una raccomandata. Vado a recuperarla in portineria e scopro che la raccomandata arriva dalla Polizia Municipale. Oh no. Una multa. La mia prima multa. Per quanto uso io la macchina, prendere una multa è abbastanza difficile. La mia povera macchinina passa più tempo in garage che fuori. Però tutto può succedere.
Mentre salgo le scale guardo meglio la busta che ho in mano. Il timbro dice "Città di Castiglione della Pescaia". Come scusa? Ma che posto è? Rapida ricerca su Google: Santa Wikipedia mi informa che è in provincia di Grosseto. Ah, ora si che è tutto chiaro. L'ultima volta che sono stata in Toscana erano 5 anni fa. E non ero con la mia macchina. Apro la busta. Scopro che ho preso una multa perchè ho parcheggiato la macchina senza pagare il parcheggio. Il verbale è del 14 agosto. Ore 18.20. Molto bene. Controllo il modello della macchina citata nel verbale. Coincide con il modello della mia macchina. Controllo la targa. Coincide anche quella. Oh merda. Scusate, ma quando ci vuole ci vuole.
Chiamo la Polizia Municipale di questo benedetto Comune di cui io ignoravo l'esistenza fino a 10 minuti prima. Spiego a una gentile vigilessa il mio problema. In perfetto accento toscano comunica il problema a un'altra gentile vigilessa. Me la passa. Le ripeto che io non sono mai stata in quel posto, tanto meno ci ho lasciato la macchina. Morale della favola: probabilmente devo fare ricorso al Prefetto di Grosseto. E soprattutto devo dimostrare che io non ero lì.
Ok, mi sembra di essere in un telefilm. "Dov'era lei alle 18.20 del 14 agosto?" Per Dio. Dov'ero? Allora. Il 13 ero in montagna. Il 15 ero a casa di un mio amico per la grigliata. Ma il 14? Mi ricordassi una cosa che ho fatto il 14. Beh, di sicuro non sono andata in Toscana, quello me lo ricorderei. Ah si, ora ricordo. Sono rimasta in casa tutto il giorno a studiare a casa dei miei in collina. Il vantaggio di fare Medicina: quando non ti ricordi cosa hai fatto è perchè hai passato il pomeriggio sui libri.
Quello che non capisco è come sia potuto succedere. Se il tuo lavoro è fare multe, cerca di non sbagliare il numero di targa. Mio padre dice che non mi devo stupire. Pare che abbiano fatto delle trasmissioni intere su errori di questo tipo. Io continuo a essere convinta che certe cose succedano solo in Italia. Beh, mal che vada pagherò una multa per un'infrazione che non ho commesso. Se mi avessero accusato di omicidio sarebbe stato più grave.

lunedì 7 ottobre 2013

Solidarietà femminile

Poteva essere l'ennesima tragedia. Poteva esserci l'ennesima vittima. L'ennesima vita stroncata. Potevano esserci gli ennesimi bambini figli di uno stalker e di una madre perseguitata. E invece no. Una mamma ha evitato che la tragedia si consumasse.
Il nostro caro stalker è rinchiuso ai domiciliari a casa di mamma. E' una persona davvero adorabile. Così adorabile che gli hanno tolto la patria potestà sui figli in seguito a ripetuti episodi di violenza domestica. Un agnellino, insomma. La moglie, o meglio ex moglie, sta cercando di rifarsi una vita in una città a pochi km di distanza. E nel rifarsi una vita è compreso un nuovo partner. Ma l'ex marito non lo accetta. La donna viene perseguitata. Chiamate, messaggi, minacce. La cerca anche sul lavoro, cerca di convincerla a ritirare la denuncia per stalking. Un inferno. E se per uscire dall'inferno basta ritirare la denuncia, allora lei è disposta a farlo. Va dai Carabinieri. E lì crolla: si sfoga, racconta tutto.
Una sera lo stalker esce di casa con un coltello in mano deciso a farla fuori. Se non ti posso avere io non ti può avere nessun altro. La solita solfa. Che importa poi se i nostri figli rimangono orfani. Che importa se vado in galera. L'importante è fargliela pagare. Ed ecco che interviene la mamma. Appena lui esce di casa, fa una cosa che richiede molto coraggio. Prende il telefono e chiama l'ex nuora. "Attenta, mio figlio sta venendo a ucciderti. Fai qualcosa, hai già sofferto troppo per colpa sua." Parole difficili da pronunciare per una madre. E così la donna chiama i Carabinieri. Intanto l'ex marito torna a casa della mamma. Evidentemente non era abbastanza arrabbiato. La donna ritelefona all'ex nuora. Pericolo scampato. Ma ormai i Carabinieri sono intervenuti. Lo vanno a prendere a casa della madre. Revocati gli arresti domiciliari, deve tornare in carcere. Fine dei giochi.
Per stavolta è andata bene. La donna è salva e per un po' potrà dormire sonni tranquilli. Tutto questo grazie a un'altra donna. Una mamma. Una mamma che ha protetto suo figlio da se stesso e dalle azioni che avrebbe potuto commettere. Una mamma che ha salvato una vita. La mamma è sempre la mamma e se tutte le mamme fossero così il mondo sarebbe migliore.

giovedì 3 ottobre 2013

Non aprite quell'armadio

Oggi voglio parlare di Carla. Carla di Carla&Enzo. Carla senza Enzo. Adesso non se ne sta più nel comodo loft con l'amico gay che ogni donna vorrebbe. No, adesso fa servizio a domicilio. Cito testualmente: "vengo a casa vostra, apro il vostro armadio e trasformo il vostro guardaroba in un guardaroba perfetto". E io ti dico: ma anche no!
Andiamo con ordine. La fashion victim di turno, che è sicuramente più victim che fashion, manda un videomessaggio mal recitato per chiamare Carla in suo soccorso. Un videomessaggio carico di quel pathos che solo le vittime di Real Time riescono a trasmetterci. Car-la-ti-pre-go-ho-bi-so-gno-di-aiu-to. Se lo facessero dire alla voce registrata delle stazioni si percepirebbe più sentimento. Carla, che non è insensibile a queste commuoventi richieste d'aiuto, arriva portandosi dietro la sua sarta di fiducia. Enza. No, non sto scherzando. Si chiama proprio così. Secondo me è un nome d'arte creato ad hoc. Fa molta tenerezza. Vestita con un camice da macellaio e loquace quanto il servo muto di Zorro. O forse anche meno.
La vittima designata conduce quindi Carla nella stanza degli orrori. E qui Carla compie le sue consuete magie. Propone di indossare due vestiti uno sopra l'altro. Suggerisce nuovi utilizzi per capi che erano demodè già negli anni '90 e che non sono mai tornati di moda. Abbina fantasie che fanno a pugni più di Bud Spencer e Terence Hill. Insomma, i soliti miracoli di Carla. Poi ti mette a posto l'armadio (l'unica nota positiva) dividendo i capi in tre occasioni d'uso. Anche se non si capisce dove vada a finire la maggior parte degli abiti. Se prima il tuo armadio era traboccante di vestiti, alla fine ti ritrovi con 4 outfit per ogni occasione d'uso. E un fantastico bloc notes con delle fotografie che servono, ovviamente, a ricordarti cosa devi abbinare e come. Nel caso ti venisse un'amnesia post-traumatica.
Quello che mi chiedo è perchè hanno chiamato questo programma "Guardaroba perfetto". Visti i risultati finali sarebbe stato più adatto "Non aprite quella porta". Un implicito invito a non far entrare in casa Carla. Giusto per mettere in guarda le potenziali vittime. No?

martedì 1 ottobre 2013

Su e giù da un autobus

A tutti sarà capitato almeno una volta di prendere un autobus o un pullman di linea. E a tutti sarà capitato almeno una volta di odiare i suddetti mezzi di trasporto. A me è capitato più di una volta. Diciamo che in genere non passa un viaggio, per quanto breve esso sia, senza che qualcosa mi dia letteralmente sui nervi.
Le simpatiche signore che, vedendoti davanti alla porta, si sentono in dovere di tirarti per la manica e chiederti "Scende?" No signora, mi hanno assunto come ragazza immagine. Sto davanti alla porta per attirare clienti su questa linea. Ma secondo te, cosa sto facendo davanti alla porta? Conto le persone alle fermate? Oppure le vecchiette traballanti che, fiutando un posto libero, si lanciano con uno scatto alla Usain Bolt e travolgono tutti i loro possibili avversari. Un miracolo. Da donnina col bastone a centometrista. Una volta mi sono anche presa un'ombrellata sul braccio. Eh si, avevo osato tenermi allo schienale del sedile occupato da una simpatica nonnina intenta ad andare a fare mercato. Poi siamo noi giovani quelli maleducati.
Invece, quando mi capita di prendere un pullman di linea, generalmente trovo sempre l'autista che è stato premiato come dipendente più simpatico dell'anno. Io salgo, saluto educatamente e sorrido. Lui grugnisce. Io gli chiedo un biglietto per la mia destinazione. Lui grugnisce. Nella migliore delle ipotesi cerca di esprimere, rigorosamente a grugniti, il costo del biglietto. Ovviamente io non ho mai, ma proprio mai, i soldi giusti. Ed ecco che allora Mr Simpatia mi fulmina, prende schifato il denaro e, sempre grugnendo, mi chiede se non ho della moneta. No, tesoro. Non ce l'ho la moneta. Se ce l'avessi avuta, te l'avrei data subito. Non prendo il pullman apposta per farmi cambiare i 20 euro. Il culmine l'abbiamo raggiunto il giorno in cui, miracolosamente, avevo i soldi giusti. Tutta fiera salgo sul pullman e metto nelle mani del simpatico autista una serie di monetine accuratamente preparate nella lunga attesa alla fermata. Ovviamente, i soldi non gli andavano bene perchè erano tagli troppo piccoli. Guarda, se mi dici che maledette monetine vuoi, mi organizzo e le produco un attimo a casa. Intanto a casa mia i soldi crescono sugli alberi. Facciamo un patto, io mi impegno a portarti i soldi giusti e tu ti impegni a non grugnire. Credi di potercela fare?

lunedì 30 settembre 2013

Ossessioni surreali 2.0

Dopo aver visto, senza perdermi una puntata, due intere stagioni di "Io e la mia ossessione", portando mia madre a ossessionarsi per le ossessioni (tranquilli, ho già preso contatti con uno psicologo), mi sento di doverlo ammettere. Mi sono sbagliata.
A una prima occhiata, questo programma mi sembrava totalmente assurdo. Così assurdo da essere inventato. Adesso mi sono ricreduta. E' troppo assurdo anche per essere stato inventato. La realtà supera sempre la fantasia. Soprattutto, ho visto espressioni di sconvolgimento nei parenti degli ossessionati che neanche l'attore più bravo del mondo sarebbe in grado di fare a comando. Se quelli sono attori, dovete consegnare un Oscar a ognuno di loro.
Posso dire di aver visto davvero di tutto. Un uomo che intratteneva una relazione sentimentale e sessuale con la sua macchina. Un ragazzo innamorato di un drago gonfiabile. Una tizia che sniffava borotalco a cucchiaiate. Ho visto persone mangiare scotch, terra, argilla. Ne ho viste altre bere sangue, benzina, smalto per unghie. Io credo che nessuno possa inventarsi delle cose del genere. Quella è la dura e cruda realtà. L'ennesima esibizione delle tragedie altrui.
In tutto questo, la mia stima va ai medici che si vedono arrivare davanti questi soggetti. Tanto per cominciare riescono a mantenere un'espressione seria e impassibile di fronte a certe dichiarazioni. Secondo me li avvertono prima. Giusto per evitare che scoppino a ridere in faccia al pazzo di turno. Poi ammiro la loro freddezza quando, per dimostrare che fare quella cosa fa male, prescrivono degli esami e gli esiti sono negativi. Come fai a convincere uno che mangiare argilla fa male se il suo intestino è più sano e regolare di quello di un vegetariano? A me darebbe sui nervi. Questi soggetti hanno bisogno di vedere la morte in faccia per capire che sbagliano. E alla fine tanti rimangono comunque ossessionati e convinti di essere nel giusto.
Stabilito che tutto ciò è reale, io credo che bisognerebbe fare qualcosa di più per aiutare queste persone. Qualcosa di più concreto che sbatterle in TV per i loro 15 minuti di gloria. O di messa in ridicolo. Dipende dai punti di vista.

venerdì 27 settembre 2013

Indignati al dente

Sinceramente, non so se è peggio che certi personaggi si lancino in dichiarazioni scomode o che i soliti sepolcri imbiancati si sprechino in manifestazioni di indignazione. Ok, il signor Barilla non metterà mai una famiglia gay in una pubblicità. E allora? E' una scelta. Una strategia pubblicitaria. Non ha detto che licenzierà tutti i gay che lavorano per lui. Non ha dato fuoco a una casa in cui viveva una coppia gay. Lui non è d'accordo con i matrimoni gay? Pazienza. E' un'opinione personale.
La cosa assurda, a mio parere, è che fino a ieri nessuno si era accorto di questa cosa. Nessuno aveva fatto caso al fatto che la tipica famiglia Barilla è la perfetta famiglia tradizionale praticamente estinta. O comunque non se ne erano accorti quelli che adesso gridano allo scandalo. Se il caro Barilla avesse continuato a rappresentare nelle sue pubblicità delle famiglie impeccabili e utopistiche, nessuno avrebbe detto nulla. Il suo errore è stato parlare. Dopotutto, se il silenzio è d'oro un motivo ci sarà.
Cosa vogliamo fare? Lo crocefiggiamo? Non compriamo più la pasta Barilla? Così facciamo fallire la Barilla (anche se la vedo un'ardua impresa) e facciamo licenziare tutti i dipendenti, omo- ed eterosessuali? Ma per favore. Che poi io non credo che i gay si siano mai sentiti offesi nel vedere una famiglia "normale" in una pubblicità. Anzi, magari se rappresentassero una famiglia di omosessuali rischierebbero di fare qualche gaffe e offendere tutti quanti. Alla fine ognuno nelle pubblicità rappresenta un po' quello che gli pare. O meglio, quello che secondo lui rappresenta meglio il target dei suoi prodotti.
Diciamocelo, quanti non si sentono rappresentati dalle pubblicità? I gay, le mamme single, i papà single. I bambini che vivono con i nonni, le famiglie allargate, i separati in casa. Quelli che non fanno colazione sbattendo i cucchiaini sulle tazze, le donne che non raccontano dei loro pruriti intimi alle amiche, le ragazze che non si buttano con il paracadute "in quei giorni".
Forse sarebbe ora che in Italia ci iniziassimo a preoccupare della vita reale e dei suoi problemi ancora più reali, invece di stare a fare gli indignati per le pubblicità. Dopotutto, le pubblicità passano, i problemi restano. Anzi, si accumulano.

mercoledì 25 settembre 2013

Quando il gioco si fa duro

L'altra sera mi sono imbattuta nella puntata finale de "Il Boss delle torte - la sfida". Pur non amando i reality, perchè mi sembra di guardare le scimmie allo zoo, non mi dispiace vedere questi programmi in cui i concorrenti devono fare qualcosa: cucinare, cantare, decorare torte, confezionare abiti.
A un certo punto una delle concorrenti, nell'ottica del "sono qui per vincere", ha nascosto le teglie in modo che le altre rimanessero senza. Abbastanza scorretto, no? Beh, aspettate di sentire cosa ha fatto dopo. Poichè non c'era nessuno a sorvegliare i forni, ha avuto la bella idea di alzare di 20 gradi la temperatura dei due forni in cui una delle sue avversarie stava facendo cuocere i biscotti. E poi nell'intervista in privato se ne vantava. La sua avversaria alla fine ha perso la sfida ed è andata a casa. Ma la cosa veramente assurda è che, sempre nell'intervista in privato, ha dichiarato "Mi dispiace che sia stata eliminata, quando vedrà cosa ho fatto si arrabbierà, ma sono sicura che mi capirà e mi perdonerà, dopotutto siamo amiche!" Chissà se foste state nemiche cosa avresti fatto. Magari le avresti amputato una mano.
Io capisco che non si possa essere veramente amici di quelli che poi, alla fin fine, sono i tuoi avversari. Soprattutto se in palio ci sono 100.000 dollari e un posto di lavoro. Però nella vita bisognerebbe essere almeno corretti. Sono capace anche io a vincere le sfide così. Potrei sfidare Bolt sui 100 metri e poi sparargli in un piede alla partenza. O fare una gara di cucina con Cracco e sostituirgli il barattolo del sale con quello dello zucchero. Ma che senso ha?
Quello che mi rincuora è che alla fine quella tizia non ha vinto. Nonostante una pietosa scena di autocommiserazione che aveva quasi convinto tutti. Se non altro non è passato il messaggio che il fine giustifica i mezzi. Altrimenti nella prossima edizione i concorrenti potrebbero arrivare armati e sparare agli avversari. Svolgendosi in America non è neanche una previsione così lontana dalla realtà. Se non altro risparmierebbero sulle puntate. In una o due serate si risolverebbe tutto. Insomma, lo dicevano anche i Romani "mors tua, vita mea". E loro si che erano avanti. Anche se non avevano ancora inventato i reality.

martedì 24 settembre 2013

Vero pelo d'uomo

Diciamocelo, ultimamente gli uomini si depilano più di noi donne. Hanno iniziato con le sopracciglia. Poi le gambe. Poi il petto. Infine le parti intime. Insomma, andare a letto con certi uomini è un po' come strusciarsi addosso a Ken. Eppure a qualcuna piace.
Certo, non tutti approvano questa mania per la depilazione che affligge sempre di più il genere maschile. Ed è per criticare questa tendenza che uno stilista del Regno Unito ha creato una giacca in pelo d'uomo. No, non sto scherzando. Lo scopo è provocare gli uomini e incentivarli a recuperare il pelo perduto. La cosa buffa, a mio parere, è che il modello che la indossa nella pubblicità è depilato che più depilato non si può. Per la serie, nella vita un po' di coerenza non guasta mai. Io personalmente avrei scelto una specie di cavernicolo come modello. Giusto per rendere meglio l'idea della provocazione.
Ecco, partendo dal presupposto che a me fa un po' senso l'idea della pelliccia in generale, la pelliccia di pelo umano mi fa ancora più senso. L'unica nota positiva è che non sono state ammazzate delle povere bestiole innocenti per produrla. Ma continua a farmi un po' schifo, anche se un po' mi rincuora sapere che i peli arrivano solo dal petto e non da altre aree corporee. Dopotutto nessuno pagherebbe 3.000 euro per una giacca di peli di ascella. Comunque prevedo che il prezzo continui a salire vista la difficoltà a reperire la materia prima. Insomma, uomini, conservate i vostri peli perchè in futuro potreste farveli pagare una fortuna.
La domanda che mi pongo è: dove li hanno presi tutti sti peli? Hanno fatto una convenzione con tutte le estetiste della Gran Bretagna? Hanno organizzato dei casting per cercare gli uomini più pelosi del regno? In qualsiasi modo se li siano procurati, tutta questa faccenda presenta una contraddizione alla base: la giacca in pelo d'uomo è una critica alla depilazione, ma per ottenere quei peli qualcuno si è dovuto depilare. E' come fare sesso a pagamento per condannare la prostituzione. O ubriacarsi per combattere l'alcolismo. Non ha molto senso, vi pare?

lunedì 23 settembre 2013

Animali domestici..un po' particolari

Tutti, prima o poi, abbiamo voluto un animale domestico. Un cane, un gatto, un criceto. O magari un pesce rosso. O un canarino. Qualcuno magari sognava (o sogna tutt'ora) di possedere un serpente. Ma forse non avete mai preso in considerazione l'idea di adottare uno scarafaggio. Beh, qualcuno ci ha pensato.
Kyle Kandilian, un ragazzo come tanti, un bel giorno visita una mostra di insetti e si innamora di questi piccoli animaletti zampettanti. Arrivato a casa chiede alla sua mamma se può portare a casa uno scarafaggio da compagnia. La risposta, ovviamente, è stata un bel "No, scordatelo." Quale mamma avrebbe acconsentito a una richiesta del genere? Credo nessuna. Eppure, non si sa come, alla fine il nostro Kyle è riuscito a realizzare il suo sogno. E adesso, dopo 7 anni, di scarafaggi ne ha più di 200.000.
Si, avete capito bene. Pare che l'allevamento degli scarafaggi sia iniziato attorno agli anni '90. Inizialmente si allevavano solo le blatte del Madagascar, poi ci si è aperti anche alle altre razze. Insomma, il razzismo è una cosa seria. E così adesso, più che al singolo scarafaggio, si guarda alla colonia nel suo insieme.
E' ovvio che chi alleva questi "simpatici" animaletti senta il bisogno di giustificarsi. E così Kyle dice che alla fin fine è un po' come avere un giardino. Solo che invece delle piante e dei fiori ci sono le blatte. Ma certo, è proprio la stessa cosa. Prova a regalare un mazzo di insetti alla tua ragazza x San Valentino al posto delle rose, poi vediamo se è proprio la stessa cosa.
Noi ridiamo, ma per il nostro Kyle quelle bestiole sono una fonte di reddito. Infatti vende una parte dei suoi piccoli amici ad altri appassionati e a persone che possiedono dei rettili che si cibano di insetti e con il ricavato si mantiene agli studi. Dopotutto il prezzo di uno scarafaggio va da qualche centesimo a 200 euro. Insomma, va bene essere affezionati ai propri animali domestici, ma con i soldi non si scherza.
La mia solidarietà, comunque, va alla madre del ragazzo. Io non dormirei la notte sapendo che casa mia è infestata dagli insetti. E non mi interessa se quei cosi sono rinchiusi in una teca o sono innocui. Quasi quasi per Natale le mando qualche bombola di insetticida. Almeno la libero da questo incubo una volta per tutte.

venerdì 20 settembre 2013

Il medico veggente

A volte i giornali scoprono l'acqua calda. E ce la spacciano per una notizia sensazionale.
Il 13 giugno un tal "medico deluso" manda una email anonima alla redazione di Repubblica dicendo di conoscere, in anticipo di 2 mesi, chi sarà ammesso e chi no al concorso della scuola di specializzazione di cardiologia della Sapienza. A distanza di mesi, dopo aver fatto registrare la lettera e dopo aver verificato l'esattezza delle previsioni, Repubblica racconta tutto in un articolo. Scoppia la polemica, con tanto di intervista al tg del primario incriminato. Io mi sono rifiutata di sentire cosa dicesse. Stavo cenando e le cazzate all'ora di cena mi rovinano l'appetito.
Ma come ha fatto questo medico ad azzeccare le previsioni? Come faceva a sapere che avrebbero rimediato alle pecche dei curricula influenzando i voti della prova scritta? Un caso di chiaroveggenza? No, le solite raccomandazioni all'italiana. Dopotutto se questo fosse un veggente userebbe le sue doti per vincere al superenalotto e diventare miliardario, vi pare? Non avrebbe certo sprecato soldi e tempo x laurearsi in medicina.
Io, invece, prevedo giorni interminabili di polemiche. Professoroni ben pasciuti che giurano di non aver mai fatto cose simili, specializzandi che giurano di essere entrati per merito e non per l'ennesimo calcio nel deretano, aspiranti specializzandi che chiedono giustizia. Una giustizia che probabilmente non avranno, almeno finché l'Italia sarà popolata dagli italiani. Se ci conquistassero i tedeschi forse avrebbero qualche speranza.
Quello che mi lascia perplessa è il fatto che l'abbiano scoperto solo adesso. Dove siete stati fino a ieri? Su che pianeta avete vissuto? Bastava chiedere a un qualsiasi studente di medicina. Te lo dicono il primo giorno: per entrare in specialistica devi frequentare in reparto, abbassare la testa e dire "si" a tutto, far vedere che ci tieni, che ti interessi. E se non entri al primo concorso entri al secondo, o al terzo, in alcuni casi al quinto. Dipende dalle liste d'attesa. Ovviamente questo non esclude che tu debba studiare, avere la media alta, prendere dei bei voti negli esami inerenti la specialità che ti interessa, fare una buona prova durante il concorso. Nessuno si metterebbe mai in reparto un incapace.
È giusto questo metodo? No. Vogliamo cambiare le cose? Si. Ma non possono essere dei giovani medici a mettersi contro i baroni. Non si mordono le mani che ti danno da mangiare. Il problema è che, finché sforneremo 9.000 laureati all'anno garantendo solo 4.500 posti nelle scuole di specializzazione, i baroni dovranno scegliere chi tenere e chi cacciare. E sceglieranno sempre chi ha dimostrato loro fedeltà. Anche se per dimostrarla ha dovuto fargli da autista.

giovedì 19 settembre 2013

Bambine pericolose

Vi sognereste mai di definire intimidatorio un qualsiasi comportamento di una bambina di 3 anni? Gli inglesi sì. Per la precisione, la suddetta bambina è stata denunciata per comportamento aggressivo e intimidatorio. Ma andiamo con ordine.
Siamo in una città inglese e tre bambine, di 3, 4 e 7 anni, giocano nel giardino della più piccola delle tre. A un certo punto le nostre piccole protagoniste si mettono a prendere a calci gli alberi. Certo, non è il gioco più intelligente del mondo, però non c'è nulla di male, no? E invece qualcuno del vicinato chiama la polizia.
Risultato? Alla piccola di 3 anni viene inviato un rischiamo scritto per comportamento antisociale. La stessa punizione che viene riservata, prima di una vera e propria denuncia, agli adolescenti che commettono qualche furtarello qua e là. In realtà l'ammonimento non ha valore perchè per legge non può essere inviato a soggetti di età inferiore ai 10 anni. Chissà come mai.
Le mamme si sono indignate. Chi l'avrebbe mai detto, eh? Nella bufera delle polemiche, la polizia ha avuto il coraggio di dire che i bambini giocando all'aperto hanno preso l'abitudine di calpestare le aiuole e di danneggiare gli alberi. Tutto questo, sempre secondo la polizia, porta i vicini anziani a essere intimiditi da qualsiasi assembramento di bambini. Io mi sto immaginando la tipica vecchietta che sbircia da dietro le tende a fiori e rimane terrorizzata da tre innocue bambine.
Ok, è sbagliato maltrattare le piante. Però, a meno che queste tre bambine non siano le figlie illegittime di Hulk, cosa possono fare a un albero? Non gli avranno neanche scalfito la corteccia. Che poi, ognuno a casa sua fa quello che gli pare. Se io adesso prendo un'accetta e abbatto tutti gli alberi del mio giardino, chi me lo può impedire? Di certo i miei vicini non mi faranno arrestare per tentato omicidio. O almeno spero.
Io consiglio alle mamme di queste ragazzine di comprare un po' di camomilla e di distribuirla alle vecchiette del circondario. La mancanza di sonno fa vedere cose che non ci sono. E' l'unica spiegazione razionale a tutta questa storia.

mercoledì 18 settembre 2013

L'uomo che sussurrava alle galline

Gli uomini arrivano a un momento della loro vita in cui si sentono in dovere di dare una svolta alla loro esistenza. E così c'è chi si compra la moto, chi si trova un'amante, chi chiede il divorzio, chi si fa un tatuaggio, chi si inventa un nuovo passatempo.
Questo vale per le persone "comuni". Gli uomini di spettacolo e gli attori, che le soddisfazioni se le sono tolte in gioventù, si dedicano a una vita più "tranquilla". E così Bud Spencer è passato dai fagioli in scatola alla cucina regionale condita con qualche mistero da risolvere, mentre Terence Hill si è lasciato alle spalle le scazzottate per celebrare le Messe tra un omicidio irrisolto e l'altro. Insomma, l'equivalente della pensione.
Quello che mi preoccupa, però, è Banderas. Lo stiamo perdendo. E' passato dai sexy balli da sala a giocare a dama con una gallina. Se prima prestava la voce al gatto con gli stivali, adesso parla con una macina. Ormai ha preso la residenza in un mulino sperduto tra i campi e se ne va girando con la farina tra i capelli per mimetizzare i primi fili bianchi. Anche i braccianti lo prendono per il culo, pur scroccandogli il pranzo. I momenti più esaltanti della sua giornata sono le riflessioni sulla legge di Murphy con la colf. Che poi io per lui mi sarei immaginata una avvenente ragazza dell'Est o una caliente spagnola. Non la degna discendente della Perpetua di don Abbondio.
Certo, la colpa non è la sua. Si deve pur lavorare per vivere. Però rifilargli un lavoro del genere è sadismo puro. Ormai ne sono certa, è stato un uomo. Si si, il pensatore di quegli spot pubblicitari è sicuramente un uomo. Nessuna donna avrebbe piazzato il povero Antonio in situazioni simili.
Io credo che dovremmo fare qualcosa. Una petizione. Un appello. Una manifestazione pacifica. Dobbiamo recuperarlo prima che sia troppo tardi. Ormai ha sfornato il pane più buono, i biscotti più magri, le fette biscottate più spesse. Ha sfornato più dolci lui in pochi mesi che Buddy Valastro in tutta la sua vita. Un giorno o l'altro potrebbero metterlo a correre dentro la ruota del Mulino come un criceto. E a quel punto l'avremo perso per sempre.

martedì 17 settembre 2013

La prostituta truffatrice e l'onestissimo cliente

A chi non è capitato di comprare qualcosa su internet o da un catalogo e poi scoprire che non era come nella foto? E quanti di voi da piccoli sono rimasti delusi nello scoprire che pretendere di girare la scatoletta di tonno e impiattarla come in TV era quasi come pretendere di andare in Florida a nuoto? Frustrante, vero? Immaginatevi la frustrazione che provereste nel vedervi arrivare in hotel una prostituta che non è bella come promettevano le sue foto.
Se siete riusciti a fare questo sforzo di immaginazione (che probabilmente è risultato più facile agli esponenti del sesso maschile), allora capirete le motivazioni del protagonista della storia di oggi. Stiamo parlando di un onesto cittadino di Birmingham che trovandosi solo soletto in hotel ha deciso di cercare compagnia nel gentil sesso. Ovviamente pagando. Dopo aver scelto la prostituta in base alle foto che questa gli aveva mandato, l'ha attesa impaziente. E sbam! Delusione cocente. La signorina non è sufficientemente bella per il nostro protagonista.
Cosa fare? La delusione certo non aiuta nel migliorare le prestazioni sessuali. Pagare e non consumare? Naa, è da stupidi. Consumare e non pagare? Poco onesto. E poi se lei non ti piace non puoi certo fartela piacere per forza. Metterle un sacchetto in testa? Pericoloso, potrebbe soffocare. E comunque non è elegante.
Ma ecco che al nostro eroe si accende una lampadina: chiamare la polizia.
Si, avete capito bene. Questo tizio ha chiamato la polizia per denunciare la prostituta per truffa. L'ha accusata di avergli mandato delle foto ritoccate e di averlo truffato. Il poliziotto che è arrivato sul posto era incredulo. Invano ha cercato di spiegargli che era lui ad aver fatto qualcosa di illegale e non la prostituta. Niente da fare, non riusciva a convincerlo. Addirittura il nostro onesto cittadino voleva andare alla stazione di polizia per discutere con un superiore. Per fortuna ha desistito. Si è rifiutato di dare le generalità, ma la polizia l'ha identificato e gli ha mandato una lettera di avvertimento. Ho dei dubbi che serva a qualcosa. E' proprio vero che il mondo è bello perchè è vario.

domenica 15 settembre 2013

La mercificazione dell'uomo

Quest'anno "Striscia la notizia" ci stupirà piazzandoci due fusti in mutande al posto delle solite veline sculettanti. La popolazione femminile e la comunità gay ringraziano. Gli uomini si stanno già strappando i capelli. Prevedo un calo di audience. E un aumento della calvizie.
Dopo anni di giovani donne con più tette che cervello, si cambia. Adesso saranno gli uomini a fare la figura dei minorati mentali. Era ora. Mi dispiace solo che stiano facendo i provini a porte chiuse. Per le veline facevano sempre tutto quel trambusto girando tutta l'Italia, mentre per i velini neanche uno show in seconda serata. Dove le mettiamo le pari opportunità? Dovremmo dare agli uomini il diritto di farsi prendere per fessi da tutta Italia, così come abbiamo fatto per anni con le veline e le velone.
Pare che a una settimana dal bando si siano presentati già in 400 ai provini. Qualche diplomato, qualche studente universitario. Qualcuno era addirittura laureato. Tutti comunque sono impalliditi alla domanda "Qual è l'ultimo libro che hai letto?". Beh, come biasimarli. Vi sembrano domande da fare a dei ragazzi seri e volenterosi? Vogliamo veramente andare a rovistare nella loro privacy in questo modo? A me non sembra proprio il modo di trattare degli onesti lavoratori. Non sono proprio domande da fare. Che modi!
Non ho ancora deciso se mi fanno tenerezza o compassione. Uno è padre di un bambino di 10 mesi e da quando è padre ha smesso di fare il modello per cercare un lavoro "onesto". Ecco, credo abbia sbagliato indirizzo. Un altro è così convinto della sua scelta che non ha avuto il coraggio di dire al padre dove era diretto quando è uscito di casa. Complimenti per la coerenza. Un terzo ha dichiarato che fino a 5 anni fa non parlava nemmeno l'italiano. No, non è straniero, è salernitano.
Non ho mai apprezzato la presenza delle veline. Anzi, l'ho sempre trovata squallida e inutile. Uno specchietto per le allodole, un'esca per maschi sottosviluppati, una mercificazione del corpo della donna. Ma nessuno ha mai detto che sarebbe stato un ruolo meno degradante se l'avesse svolto un uomo. Inoltre speravo che non ci fossero uomini disposti a vendersi come oggetti. Pensavo foste diversi. Pensavo che la dignità appartenesse a tutti e non solo ad alcuni. E invece mi sbagliavo. Che delusione.

giovedì 18 luglio 2013

Basta Xbox, meglio la galera

Il mondo è bello perchè è vario. E anche dall'altra parte del mondo la gente non smette di stupirmi con le sue stranezze.
Questa volta ci spostiamo in Nuova Zelanda, a casa di un diciannovenne condannato ai domiciliari. Oltre a costituire un peso economico minore per lo stato, i domiciliari dovrebbero essere un vantaggio per il malvivente di turno. E invece no. Questo ragazzo vuole tornare in prigione. Perchè? Perchè dopo 10 mesi ai domiciliari ha finito tutti i giochi dell'Xbox ed è stanco di stare davanti allo schermo. Non so se è più assurda la sua richiesta o il fatto che il giudice l'abbia accontentato.
Non so in quali condizioni economiche versi la Nuova Zelanda, ma a me sembra uno spreco di soldi pubblici. Per non parlare della questione del sovraffollamento delle carceri. Se in Nuova Zelanda hanno stabilito che le pene sotto i 12 mesi si scontano a casa, un motivo ci sarà.
Pare che, una volta terminati tutti i videogiochi, il ragazzo abbia chiamato la polizia per fare la sua richiesta. Mi stupisco che i poliziotti non l'abbiano mandato a quel paese. I neozelandesi devono essere molto gentili. E comprensivi. Io l'avrei riempito di insulti. E non avrei importunato il giudice per una richiesta così assurda.
Comunque, caro il mio galeotto da quattro soldi, ci sono altre cose oltre all'Xbox. Mi dispiace che tu ti annoi a stare chiuso in casa tutto il giorno, ma avevi solo da non infrangere la legge. Inoltre, ci sono un sacco di attività alternative ai videogames. I libri per esempio. Oppure potresti dedicarti a hobby più manuali. Il modellismo è un classico intramontabile. O il cake design, va parecchio ultimamente. E che ne dici di imparare una lingua? Magari l'italiano, che di solito non se lo caga nessuno. Oppure potresti ricopiare a mano la Bibbia. Un tizio l'ha fatto per sfida e ha impiegato 4 anni.
Insomma, ci sono tante cose prima di tornare in prigione dalla disperazione. Strano che non sia venuto in mente neanche agli agenti di polizia che hanno ricevuto la telefonata. O al giudice. Beh, questo mi consola. La gente che non legge e non fa altro che passare il tempo davanti a uno schermo non è un problema solo in Italia.

mercoledì 17 luglio 2013

Una rapina mal riuscita

I furti e le rapine ci sono sempre stati, ma di certo la crisi non aiuta. Però anche fare il rapinatore è un "lavoro" serio. Non si può improvvisare. Altrimenti si rischia l'insuccesso. O una figuraccia.
In quanto a figuracce, ne sa qualcosa Daniel Anfray. Ci troviamo in Francia. Il nostro presunto ladro è appena uscito di prigione, dove ha scontato una condanna per guida in stato di ebbrezza. Sconvolto dalla sua prima esperienza da galeotto, si dà ai furti e alle rapine. Ma il suo nuovo business viene stroncato sul nascere dalla sua incompetenza. Dopo aver rubato due biciclette (non si sa a quale scopo), si appresta a rapinare una banca. Prima, però, forse per darsi un po' di coraggio, si fa qualche bicchierino. Un po' alticcio e molto inesperto si dirige verso il suo obiettivo. E che banca sceglie? Quella dove va di solito e dove l'impiegata lo conosce. Ma il nostro aspirante ladro è astuto e si maschera. Con un paio di mutande in testa. No, non sto scherzando. L'impiegata della banca, sobria e molto sveglia, lo riconosce immediatamente, lo convince a mettere via il coltello (ma normalmente non si usano le pistole per rapinare le banche?) e chiama la polizia.
Io vorrei conoscere quest'uomo. Credo che il suo sia stato il tentativo di rapina peggio riuscito nella storia. Tanto per cominciare, il coltello non mi sembra un'arma molto efficace. Meglio una pistola. Se non sai dove procurartela, lascia perdere: fare il malvivente non fa per te. Poi, la location. Puoi andare nella banca dove ti conoscono? A parte che così rubi anche i tuoi soldi, ma non ci pensi che magari ti riconoscono? E poi, magari, evita di presentarti sbronzo. Giusto per non partire già un passo indietro rispetto all'impiegata.
Comunque, la cosa più assurda è il travestimento. Non avevi niente di meglio? Una maschera di carnevale? Un passamontagna? Un collant? Ci sono tante alternative. Tutte più valide di un paio di mutande. Che poi non riesco a immaginare come se le sia messe. Come puoi pensare che un paio di mutande ti renda irriconoscibile? Neanche un bambino penserebbe una cosa simile.
Beh, per un po' il caro Anfray non farà figuracce: è stato condannato a otto anni per tentata rapina. E dovrà risolvere i suoi problemi con l'alcool. Spero che la seconda volta in prigione lo segni meno della prima. E soprattutto che abbandoni la carriera da aspirante malvivente. Non fa proprio per lui.

martedì 16 luglio 2013

Braccialetto da galeotto

Volete essere controllati 24h su 24? Non vedete l'ora che qualcuno o qualcosa limitino la vostra libertà personale? Se avete 130 euro da spendere e un iPhone, c'è il prodotto che fa per voi.
Si chiama Up ed è un braccialetto. Un bel braccialetto colorato che permette al vostro iPhone e al vostro partner di tenervi sotto controllo. Peggio della cavigliera elettronica per i criminali ai domiciliari. Eh si. Perchè almeno i criminali sono liberi di mangiare quello che vogliono, fare sesso con chi vogliono e decidere liberamente quanta attività fisica fare. Voi, se comprate questo braccialetto, non sarete più liberi di fare nulla senza che il vostro iPhone lo sappia.
Up registra le pulsazioni, le calorie bruciate, la distanza percorsa, il tempo di addormentamento, la durata del sonno e, addirittura, l'intensità dei rapporti sessuali. Addio orgasmi finti e tradimenti malcelati. Inoltre, l'App a cui si collega il magico braccialetto prevede la registrazione di quanto, cosa e dove si è mangiato.
Lo scopo di tutto ciò? Avere uno stile di vita più sano. Eh si, perchè Up non si limita a controllarci. Lui ci dà anche dei preziosi consigli per vivere meglio e in forma. Non di certo per vivere meno stressati. Ma ci pensate? L'idea di essere perennemente controllata e giudicata da uno stupido braccialetto mi farebbe uscire di testa. Non bastano le pubblicità salutistiche e i programmi che promuovono uno stile di vita sano. Adesso ci si deve mettere pure il telefono?
Poi fatemi capire. Supponiamo che io un giorno sia particolarmente depressa e decida di sfondarmi di patatine e cioccolatini. E supponiamo che io decida di non alzare il mio fondoschiena dal divano per tutto il giorno. Cosa succede? Il mio iPhone si mette a sbraitarmi contro peggio di Jillian Michaels? Oppure l'App contatta direttamente un personal trainer che mi si presenta a casa e mi trascina al parco a correre?
E poi, vi rendete conto qual è la portata di un'invenzione che permette di smascherare i finti orgasmi delle donne? Che la maggior parte delle donne finga è risaputo. Ma ogni uomo pensa che fingano tutte tranne la sua. Essere messi davanti alla dura e triste verità potrebbe causare un crollo generalizzato dell'autostima maschile. Il crollo di Wall Street sarebbe un'inezia al confronto. Nelle mani sbagliate questa invenzione è molto pericolosa. O meglio, al braccio sbagliato. Soprattutto al braccio di una donna. Fidatevi.